Ascolta o scarica gratuitamente il podcast:
Jethro Tull
Pochi gruppi possono vantare una longevità e una coerenza artistica come i Jethro Tull, in tal senso secondi solo ai Rolling Stones, e per pochi gruppi come i Tull si è creata e cronicizzata una dicotomia così netta tra considerazione critica e successo di pubblico, che tuttora, se non premia il gruppo come vendite, accorre numeroso ai concerti del gruppo.
La mistura esplosiva di hard-rock, folk britannico, strumenti di tradizione classica e la tendenza a una peculiare deformazione ritmica della forma-canzone, faranno in particolare di "Aqualung" il disco musicalmente più vario ed equilibrato della produzione della band, in qualche modo vicina ai Traffic di Steve Winwood, ma con sonorità più tese verso la distorsione elettrica ed uno spiccato gusto per il riff più che per l'improvvisazione. Proprio la libertà nell'utilizzo di ritmi "squadrati" e irregolari è uno degli aspetti più interessanti della prima produzione dei Jethro Tull, in questo vicina al prog-rock ma ancora libera dalla ambiziosa sovrastrutturazione che li accomunerà a tante formazione storiche del progressive, e che raggiungerà forse il suo apice in "A Passion Play" del 1973.
Gruppo invecchiato benissimo, con oltre 50 anni di carriera, festeggiati anche in un epico tour, i Jethro Tull non hanno mai battuto i sentieri ispidi dell'avanguardia né preteso di convogliare temi generazionali, ma hanno sempre e solo voluto creare musica e hanno sempre voluto che si giudicasse solo questa. Grazie al talento straordinario di Ian Anderson, flautista virtuoso e personalità anticonformista, forse più artigiano che artista, hanno lasciato una discografia che complessivamente è tra le più significative, sia quantitativamente che qualitativamente, nella storia del rock. Gruppo di espressività a volte anche limitata, incapace di creare immaginifici paesaggi sonori e di aprire visioni prospettiche, ha però concretizzato un corpus musicale straordinariamente ricco di inventiva e talento. I brani di Anderson spesso non sono né interessanti né rivoluzionari né evocativi. Sono semplicemente belli.
Nel 2022 sono tornati con "The Zealot Gene", un album costruito attorno ai racconti biblici per svelare le sempre eterne emozioni umane, immutate nei secoli. Infatti si narra di gelosia, speranza, dissoluzione, arroganza, tradimento e sensualità, citando figure ed episodi dei Vangeli. Un gioco non nuovo che rivela ancora una volta la profonda e appassionata vena culturale di Anderson, oltre alla capacità di rendere leggero, con l'ironia dei suoi versi, un argomento abbastanza ostico.
Tutto l'armamentario strumentale della cinquantennale produzione della band è presente: dagli attacchi di flauto balbuziente doppiato dal vigore della chitarra distorta ai caratteristici passaggi acustici disegnati dagli arpeggi di Anderson, arricchiti di fisarmonica, mandolini, armonica, pennywhistle, alle fughe strumentali dove la complessità è sempre al servizio della melodia.
Vi ricordiamo di iscrivervi alla pagina Facebook di Rock in Onda, presso la quale potrete sempre trovare i podcast da scaricare, più le scalette integrali e tutte le news relative alla trasmissione.
Inviateci pure commenti, suggerimenti e proposte per le prossime puntate, su Facebook e all'indirizzo mail: rockinonda@ondarock.it Sarà un piacere costruire le scalette anche grazie al vostro contributo.
