09/07/2016

Jean Michel Jarre

Cavea Auditorium Parco della Musica, Roma


Roma. Cavea dell'Auditorium Parco della musica. Rovente pomeriggio di un sabato estivo. Sound-check. La cappa dell'afa estiva è così opprimente da aver prosciugato anche la misteriosa fonte che fa zampillare le verdi corde della celeberrima arpa laser ai piedi di un Jarre quanto mai volitivo e determinato ad avere ragione degli imprevisti tecnici e climatici che, più di una volta in passato, hanno afflitto i suoi live, rendendo per questo forse ancor più memorabile e irripetibile la lunga epopea dei suoi concerti (la memoria corre ai disguidi burocratici e alla tempesta che si abbatté su Londra all'epoca dei Dockland Concerts, o alla nebbia che avvolse le piramidi di Giza impedendo di usarle come fondali per le proiezioni del concerto d'inizio millennio). Mentre è acquattato con uno dei tecnici sul bordo del palco nel tentativo di snidare i fasci laser, i suoi assistenti lo raggiungono per avvisarlo dell'ormai improcrastinabile incontro con la stampa. Jarre piomba atleticamente a terra e per circa mezz'ora non lesina sorrisi e dissertazioni sul passato e il futuro della musica a telecamere e microfoni.

Jean Michel Jarre - interviews
"L'elemento visivo è stato sempre molto importante nel mio modo di creare e di presentare la musica", ci confida Jarre esibendo quello sguardo di pensoso magnetismo rimasto inalterato nel corso di oltre quarant'anni di carriera. "Per l'Electronica tour ho pensato di applicare in maniera ancor più spiccata la mia passione per il teatro e le arti scenografiche che ho cominciato a studiare da giovane proprio qui a Roma, ispirandomi a Verdi, alla tradizione dell'opera lirica. Quella che vedete è una struttura unica nel suo genere, che nessun altro artista ha finora proposto sul palco", sottolinea con giovanile fierezza indicando a più riprese l'imponente baldacchino cybergotico montato nella cavea. "Queste cortine mobili fatte di led permettono di ottenere l'illusione della tridimensionalità senza che il pubblico debba indossare occhiali 3D. Aprendosi e chiudendosi come un sipario luminoso, riescono a dare una dimensione e una profondità teatrale allo spettacolo. Durante l'esibizione sono immerso in questo paesaggio stroboscopico che muta di continuo a seconda del brano e del suo contenuto emotivo. Gli spettatori devono essere stimolati a creare nella propria mente la versione filmica della mia musica, senza essere condizionati dalla narrazione del classico video musicale proiettato alle spalle dei musicisti".

Jean Michel Jarre live

E l'entusiasmo che trapela dalla sua voce viene ampiamente giustificato, poche ore dopo, dalla sontuosità visiva e dalla sagace ricombinazione di soluzioni mutuate da "Europe in Concert" e il più recente "Indoor Tour" con l'impiego di una vera e propria "macchina scenica" multimediale che, in perfetta osmosi audio-cellulare con la musica, reagisce e si adatta ai cambi di tempo, ritmo e atmosfera che costellano la lunga tracklist del concerto dove i nuovi brani del doppio album "Electronica" vanno a trasfondersi simbioticamente con i classici assurti a "piece de resistance" del suo repertorio.
L'evento è reso ancor più emblematico dal fatto che con la data di Roma inclusa nel Festival "Luglio suona bene" Jarre inaugura ufficialmente la prima parte europea del suo Electronica tour a pochi giorni dallo showcase tenuto al Sonar di Barcellona lo scorso 17 giugno, tornando a calcare i palchi dopo uno iato di tre anni dall'ultima esibizione tenuta a Sochi in Russia per l'inaugurazione del centro olimpico Galactica.
Una volta che le note sospese del brano cripto-ambient "Waiting For Cousteau" (composizione che da "La Defense" in poi funge da glaciale warm-up di tutti i concerti) si spengono in lontananza, si viene subito proiettati attraverso un varco dimensionale flagellato da una tormenta sonora che prende vita sui tendaggi al led sotto forma di scariche luminose, ad imitazione di enormi branchie bioelettriche che filtrano l'aria per convertirla nel possente respiro da cui trae l'abbrivio la nuova intro del tour, quella "The Heart of Noise" composta con Rone che fornisce concept e titolo al secondo volume di "Electronica", mini-suite in due parti dalla caratura neoclassica di un "Chronologie 1" e l'anima psydance di "Oxygene 7-13". La ieratica tensione dei primi minuti culmina con l'apertura ad effetto "coup de theatre" delle tende pulsanti che disvelano Jarre in cima a un plinto al comando della sua "corvette" interstellare, affiancato alle tastiere e alle percussioni dal veterano Claude Samard e il neofita Stephane Gervais, mentre dietro le quinte Patrick Pelamorgues si segnala come il collaboratore tecnico con il maggior numero di concerti jarriani all'attivo.

Jean Michel Jarre live

Con "Automatic Part 2", grintoso binomio delle sonorità metalliche di Vince Clarke con un ispirato melodismo jarriano, il concerto prende il decollo e si lancia in un irrefrenabile caleidoscopio ipercinetico che trasporta il pubblico su trasvolate memori del viaggio verso l'infinito nello "stargate" di "Odissea nello spazio" e immersioni in sfavillanti emulsioni visive proprie dell'era di "Tron" e della grafica dei videogiochi a 8 bit (i quali negli anni 80 coverizzarono spesso i primi successi di Jarre).
All'entrata delle prime note di "Oxygene 2" e in seguito di "Oxygene 4" Jarre riconduce la platea nelle più familiari e aeriformi regioni della sua personale "epica elettronostalgica", un "nostos" ("il ritorno" omerico) che riesce comunque ad aggirare il rischio del manierismo da fanservice grazie a un missaggio più esuberante e a un riarrangiamento aperto all'improvvisazione.
Per circa un'ora e mezza Jarre manipola e interagisce senza soluzione di continuità con le interfacce che lo circondano, da una tastiera frontale dall'estetica kraftwerkiana, a un più avveniristico touchpad trasparente sul quale innescare effetti, sample e loop, innescando reazioni "pavloviane" nei rutilanti pattern versicolori che gli scivolano avanti e indietro decostruendo e decontestualizzando il concetto stesso di performance musicale, assimilando la figura medesima del musicista a quella di fulcro antropomorfico di una lisergica videoinstallazione post-moderna, epigone della videoart di Nam June Paik.

Jean Michel Jarre live - Edward Snowden

Alle tracce storiche offerte in chiave purista come "Equinoxe 7" fanno eco la disarmante riproposizione di "Equinoxe 4" nella forma di mash-up autocitazionistico con le percussioni e i cori di "Glory" che accompagnano il corteo degli "uomini binoculati" di Michel Granger, e la più aggressiva e trascinante reincarnazione techno-dance di "Oxygene 8" che per osmosi sonora si diluisce nel nuovo remix progressive trance di "Zero Gravity" ad opera degli Above and Beyond.
Brillante momento di metavisiva negazione dell'impianto scenico tradizionale attraverso la costruzione di una quarta parete surrogata qui da un vero e proprio vid-wall composto dalle cortine mobili, è quello segnato dall'apparizione del volto dell'americano Edward Snowden che incita il pubblico a difendere i propri diritti alla privacy digitale con parole bob-marleyane, monologo registrato dallo stesso Jarre nel rifugio moscovita del "whistle-blower" dell'Agenzia Nazionale della Sicurezza per farne l'intermezzo della spastica fuga di "Exit".

Jean Michel Jarre live

La performance approssima il suo zenith quando, durante il melanconico brano di "Glory", pensato per sostenere la voce di Anthony Gonzalez degli M83 nella sua studio version e riportata qui a una più sognante versione strumentale, una sorta di stilizzato melograno bioluminiscente si apre circondando Jarre e i suoi musicisti all'interno di un acquario olografico.

Jean Michel Jarre liveL'infausto presagio dell'arpa laser inceppata verrà infine scongiurato dall'intervento del tecnico che crea tuttavia un vivace siparietto in cui Jarre tenta ostinatamente di far tornare a più miti consigli lo strumento, riuscendo nell'impresa tra sapienti volteggi di mani guantate. Scena che riassume plasticamente lo spirito della musica e, per esteso, della dimensione poetica di Jean Michel Jarre, colui che, come profetizzò il suo amico Arthur C. Clarke, un giorno arriverà a proiettare i suoi laser sulla superficie lunare. Stanotte hanno comunque trionfato sull'umida calura romana. Al momento, un segno più che beneaugurante per il prosieguo della prima parte del lungo tour che tra guest star come Rone, Air e Christophe attraverserà l'Europa prima del gran finale a Parigi a dicembre.

Ringraziamenti speciali a Jean-Michel Jarre, Fiona, Heidie, Claudio Fabretti e a Flavia Marincola e Brando Valentini del "Festival Luglio suona bene".
Foto: Heidie MC e Claudio Fabretti.