Mason Jennings

Blood Of Man

2009 (Brushfire)
songwriter

“Blood Of Man”, ottavo album di Mason Jennings, si potrebbe brevemente archiviare come un altro successo artistico per il cantautore residente a Minneapolis. La scrittura sempre sicura e le ottime qualità vocali garantiscono l’ennesimo esempio di buon country-rock americano.
L’album, però, mostra delle velleità che meritano analisi, “Blood Of Man” è il lavoro più oscuro e anche il più robusto dell’autore, la varietà dei testi corrisponde a una libertà stilistica che smuove le atmosfere verso un suono più elettrico.

La vita, ma soprattutto la morte, è la vera protagonista di questa ottava prova; suicidi, cadaveri erranti, demoni e paure sono protagonisti delle storie in musica di Mason Jennings, che dopo aver riscoperto l’ispirazione con “In The Ever” adotta soluzioni sonore più ardite, con risultanti singolari.
Tra tutti i riferimenti al passato, resta prevalente la figura di Donovan: “Black Wind Blowing”, “Pittsburgh” e “Tourist” possiedono la stessa grazia e la stessa ironia sottile del menestrello scozzese, ma già l’iniziale “City Of Ghosts” vira verso atmosfere rock e “Ain't No Friend Of Mine” sposa Hendrix e gli Who con gustosa ingenuità.
 
Mason Jennings rappresenta comunque al meglio il sottobosco del cantautorato americano. Pur non mostrando eccessiva originalità, le sue canzoni possiedono personalità e stile, le sonorità amabilmente grezze e il cantato privo di leziosità garantiscono fruibilità e vivacità alla sua musica.
Le sonorità più robuste di “The Field” e “Lonely Road” sono amabilmente ricche di suoni roots, i riff sono prevedibili e leggiadri ma mai noiosi, restano da analizzare i tre episodi migliori dell’album “Sing Out”, “Sunlight” e la title track.

“Blood Of Man” rappresenta il cuore dell’album, una ballata folk che trasuda una spiritualità intensa, la sonorità, simile a quella di un demo, permette alla voce e alla chitarra di esternare tutta la forza e la spontaneità di Jennings.
Più oscura e atipica “Sing Out”, che varca i confini del folk per sfiorare sonorità psichedeliche e underground: il brano gode di una brillante intuizione ritmica che sorregge le atmosfere malsane e coinvolgenti.
“Sunlight”, pur se più tipica dello stile dell’autore, si avvale di una costruzione più complessa ed elaborata, cambi di ritmi e armonie rendono il brano un piccolo film in musica.

“Blood Of Man” non è un album di routine per Mason Jennings, la rinuncia definitiva alle lusinghe del music business e le sonorità low-fi danno maggior rilievo alle sue composizioni, la produzione più grezza dello stesso autore conferisce un’urgenza e uno spessore che pone l’album al vertice della sua produzione. Un successo artistico per l’autore, costretto a recitare da sempre il ruolo di beautiful loser. Il grido strozzato che accompagna il finale di “Blood Of Man” è l’ultimo tentativo di far ascoltare la sua sincera e autentica voce: non siate sordi.  

17/12/2009

Tracklist

1. City Of Ghosts
 2. Pittsburgh
 3. The Field
 4. Tourist
 5. Black Wind Blowing
 6. Ain't No Friend Of Mine
 7. Sing Out
 8. Sunlight
 9. Lonely Road
10. Blood Of Man

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