Emiliana Torrini

Tookah

2013 (Rough Trade)
pop

Inutile cercare “tookah” sul dizionario: per il titolo del suo nuovo disco, Emiliana Torrini ha scelto un nome completamente inventato. Un nome che per lei ha un significato molto particolare: “È l’essenza di ciascuno di noi, il tuo io quando sei nato, prima che la vita ti decorasse come un albero di Natale. È ciò che ti connette con tutto e con tutti”. È a questa essenza che aspira la sua musica. Paradossale che sia proprio “Tookah” l’album in cui l’identità della cantante islandese appare più incerta e meno definita.

 

A mettere in contatto Emiliana con il suo “tookah” è stato un fatto ben preciso: la nascita del suo primo figlio. L’esperienza della maternità, però, permea l’album non con la prevedibile gioia dell’affacciarsi di una nuova vita, ma con uno sguardo angoscioso rivolto verso il proprio riflesso nello specchio. “Mi sono sentita come divisa a metà”, racconta. “Era il momento più felice della mia vita e al tempo stesso una parte di me era terribilmente depressa”. Dualismo e bisogno di unità diventano così il nodo cruciale di un disagio la cui eco si diffonde inevitabilmente anche sulla musica.

A complicare ulteriormente le cose, il successo di pubblico del precedente “Me And Armini” carica Emiliana di una pressione più forte che mai: “Per la prima volta nella mia vita sentivo l’urgenza di far uscire un album. Sentivo il bisogno di realizzare subito un prodotto di successo”. Stavolta, però, la magia non scatta e le prime sessioni di registrazione con lo storico braccio destro Dan Carey sono un completo fallimento. Alle orecchie di Emiliana tutto suona risaputo, già sentito. “A un certo punto Dan mi ha guardata negli occhi e mi ha detto che non ero pronta per fare un disco. È stato un sollievo incredibile sentirmelo dire. Ho fatto un bel respiro e abbiamo deciso di accantonare il progetto”.

 

Lo spunto di “Tookah” nasce proprio dalla decisione di fare un passo indietro: “Dopo il parto sentivo semplicemente il bisogno di andare fuori a ballare. Così ci siamo messi a suonare insieme un po’ di musica dance. E ci siamo resi conto che poteva venire proprio da lì il suono del nuovo album”. La scelta, però, è quella di spogliare i brani degli elementi più ballabili: solo il singolo “Speed Of Dark” osa avventurarsi sul dancefloor, tra movenze appena più serrate del solito e languide velleità electro. Il resto dell’album assume toni molto più algidi e introversi, a partire dal tappeto ritmico alla Bat For Lashes della title track.

D’altra parte, con un concepimento tanto travagliato, non può sorprendere che “Tookah” finisca per rivelarsi un disco irrisolto. Non c’è la facile esuberanza di “Me And Armini”, ma nemmeno la sofferta intensità di “Fisherman’s Woman”. Una mancanza di direzione simboleggiata dalla lunga improvvisazione di “When Fever Breaks” (non a caso il primo brano ad essere stato registrato per l’album), che si avviluppa tra vocalizzi e chitarre circolari senza riuscire a far emergere la propria personalità.

 

A segnare la veste sonora di “Tookah” è soprattutto la fascinazione del duo Torrini/Carey per le gelide tastiere che Trent Reznor e Atticus Ross hanno utilizzato per accompagnare le immagini di “The Social Network”. Così, il tentativo di ritrovare un calore familiare a cui aggrapparsi, da “Home” a “Elisabet”, resta avvolto da un velo di brividi sintetici. E anche quando i beat si arrotondano per assumere fattezze più apertamente pop, come nello sfogo amoroso di “Animal Games”, il risultato non riesce a sedurre con gli stessi ganci melodici del disco precedente.

Il cuore dell’album, allora, è da cercare altrove, nei momenti in cui Emiliana si riavvicina maggiormente alle atmosfere di “Fisherman’s Woman”, inseguendo la rarefatta intimità degli ultimi Goldfrapp. È tra i fraseggi di chitarra e i riverberi di synth di “Caterpillar” e “Autumn Sun” che la cantante islandese confessa il sentimento nascosto tra le pieghe dei brani: la paura. Paura di smarrire una parte di sé, paura di perdere la sicurezza dell’amore, paura di perdere il misterioso legame che unisce una madre al figlio. Quell’incertezza che fa sentire spezzati, come nell’immagine bifronte scelta per la copertina dell’album. Il tempo dell’unità, per Emiliana Torrini, non sembra essere ancora arrivato.

20/09/2013

Tracklist

  1. Tookah
  2. Caterpillar
  3. Autumn Sun
  4. Home
  5. Elisabet
  6. Animal Games
  7. Speed Of Dark
  8. Blood Red
  9. When Fever Breaks

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