Gli anni 90, i Weezer, gli Ash, le college-radio americane, il tempo che pare essersi fermato a quello che fu il loro momentaneo stop, avvenuto nel 2011. Ridimensionati da cinque a tre elementi, ritornano più snelli che mai i Canadians, con Duccio Simbeni – voce, chitarra e principale autore - affiancato da Massimo Fiorio e Christian Corso, responsabili della sezione ritmica, più Andrea Sologni che aggiunge qualche synth.
Tutto molto orecchiabile, decisamente radio friendly, sia quando ci si affida a frangenti acustici (“To The End”, la conclusiva “Epiphany Day”), sia quando si decide di spingere con forza sul versante elettrico (“What I Could Be And I’m Not”, “In My Dreams”). Le tracce migliori arrivano a metà tracklist, quando l’indie-pop di “Sometimes” e “Dying For You” illuminano il dischetto con quelle melodie senz’altro spensierate, ma che non riescono a celare il velo di malinconia che permane evidente sotto la superficie.
C’è poi il passo più maturo di “Something Broken”, pronta a fornire interessanti congetture sul futuro dei Canadians. I veneti ci hanno messo del tempo per approdare al terzo album, ma oggi non hanno certo più intenzione di mollare la presa, pronti a fronteggiare l’ondata imperante di it-pop a colpi di chitarre, per difendere con le unghie uno degli ultimi avamposti degli anni 90 di casa nostra.
“Mitch” costituisce a tutti gli effetti un secondo esordio, una piacevole ripartenza, che ci arriva fra le mani non a caso a inizio estate, con l’intento di conquistarsi il ruolo di colonna sonora per rinfrescare il pubblico dall’afa di questi mesi. Missione riuscita, nonostante tutte le nostalgie e gli inevitabili passatismi del caso.
23/08/2018