Nel mondo della musica sperimentale non di rado capita di lasciare indietro materiali che non è dato sapere se e quando vedranno la luce in pubblicazioni ufficiali – anche a motivo dei processi di mastering e di stampa non sempre immediati. Nel caso di Mika Vainio e Franck Vigroux si parla di sessioni in duo, sia dal vivo che nello studio di quest’ultimo, registrate tra il 2012 e il 2014: parte di questo corpus era già stato edito tre anni fa con l’album “Peau Froide, Léger Soleil” (2015); oggi, a un anno abbondante dalla prematura scomparsa di Vainio, l’Ep “Ignis” ci offre un ulteriore punto di vista sul fruttuoso incontro tra due delle più prolifiche figure della scena elettronica europea.
L'impressione è che questa volta il focus sia lievemente più sbilanciato verso l'apporto del sound artist francese, almeno a giudicare da certe risorgenze nostalgiche dall'universo sintetico della Berlin School (“Brume”, “Luceat lux”), benché aperto a dissonanze che arrivano a solcare Ligeti e Messiaen (“Ne te retourne pas”), e da vocoder disumanizzanti che risuonano tra le fredde pareti di un tunnel nucleare (“Un peu après le soleil”).
Se escludiamo gli sfoci in aspri territori noise senza forma (“Feux”) e una tempesta di saette e bassi martellanti come all'apice di un climax Pan Sonic (“Luxure”), l’impronta dominante di Vainio rimane quella di una punteggiatura ritmica precisa e anti-emotiva, talvolta così radicalmente minimale da depositarsi sullo sfondo come pulviscolo.
La discontinuità delle tracce riunite entro “Ignis” ne riconferma il carattere episodico ed effimero: sono appunti sparsi di un dialogo che sembra poter assumere innumerevoli forme possibili, e proprio per questo non risulta facilmente catalogabile in pubblicazioni del tutto coesive e coerenti. Sta di fatto che l’eredità lasciata da Vainio, anche nelle numerose collaborazioni coltivate sin da inizio millennio, pare riservi ancora molte inedite declinazioni – e trattandosi di un maestro del settore è meglio non rischiare di perderle.
13/07/2018