Premessa: una scheda su Tiga è come un cantiere in costruzione. All'epoca in cui si scrive, il nostro viaggia al ritmo di un singolo ogni due mesi. I lettori perdonino dunque la differenza di ritmo tra il musicista e lo scrittore, che fa ciò che può.
La diffusione di attrezzature per creare musica elettronica è oggi enorme, e grandissimo è il mare di artisti, brani, produzioni, dischi che popola questo mondo. Emergere è difficilissimo, e restare in vetta è una lotta senza esclusione di colpi, dove non sono permessi passi falsi, e solo grazie alla qualità del proprio lavoro si può conquistare lo status di leader del settore. Ci sono riusciti in pochi, e nella scena electroclash un vero e proprio battistrada, uno sdoganatore di questo genere presso le masse, è sempre mancato. Sembra che Tiga, dj canadese partito dal nulla, sia stato più determinato degli altri a voler assumere questo ruolo, e finora i fatti gli hanno dato ragione. Le radio di mezza Europa programmano in continuazione i suoi brani, e sulle due sponde dell'Atlantico si celebra l'uscita del suo primo album con pezzi inediti.
Tiga inizia nei primi anni 90, percorrendo quel cursus honorum che più o meno tutti i dj hanno dovuto affrontare: dall'organizzazione di feste (suo il merito di aver organizzato il primo rave in terra canadese, nel 1993) alle serate nei locali. Ma la caratteristica dell'ascesa di Tiga verso il successo è la sua capacità di farsi da solo, di crearsi uno spazio in una nazione che offre poco o nulla a livello di musica elettronica. Tiga è il classico self-made man, uno che non si perde d'animo e brucia le tappe una dopo l'altra, dote appresa dal padre, anch'egli dj molto attivo in quel di Goa, località indiana il cui nome dice tutto.
Apre il suo negozio di dischi, il "Dna Records Music Store" nel 1994, ma poi inizia a smanettare col mixer, con l'elettronica, con le cover. Gli piace la techno, si interessa di hip-hop e new wave, e il suo amore è la musica disco dei gloriosi anni 80. Nel 1998 la svolta: fonda la Turbo Records, etichetta grazie alla quale riesce a dare voce ad artisti come i Martini Bros, Zdar, e della quale si serve per produrre i suoi pezzi, che cominciano a prendere forma uno dopo l'altro. Inizia anche la collaborazione con l'etichetta di Dj Hell, International Deejay Gigolos, una delle label più cool del momento, quella che i ritmi li detta, invece di seguirli.
È proprio la Gigolos che nel 2001 produce il primo singolo di Tiga, scritto con l'amico finlandese Zyntherius "Jori" Hulkonnen: "Sunglasses At Night" è una cover di Corey Hart, anch'egli di Montreal, pubblicata originariamente nel 1983, che viene riletta in chiave electroclash dal nostro: suoni minimali, voce dello stesso Tiga filtrata e sporcata da effetti elettronici e brano stravolto nei suoni ma non nell'impostazione. Una bella spolverata per questo successo eighties, che diventa il manifesto della stagione electroclash, e incontra vari remixer estimatori (particolarmente celebre quello di Chris Liebing).
"Sunglasses At Night" ottiene un grande successo, soprattutto in Germania, e comincia a far conoscere il nome di Tiga, che viene portato in spalla da Hell e dalla sua etichetta nei mesi successivi. Escono così American Gigolo e Mixed Emotions: Montreal Mix Sessions Volume 5. La prima compilation, pubblicata dall'etichetta di Hell, affida al dj canadese il delicato compito di fare un "sunto" dell'attività della label dal 1996 ad allora, attraverso una selezione dei migliori brani della scuderia Gigolos. Tiga non si tira indietro e realizza un lavoro molto coerente nella successione dei pezzi quanto pulito nel suono. Il mix di disco 80 e house, che tanto sposa la politica della label, viene fuori in brani come l'iniziale "Hot Room" di Linda Lamb, nel remix dei Tuxedomoon ("What Use?") oppure nei pezzi dell'emergente ucraino-tedesco Vitalic, cui Tiga dedica un ampio spazio. Non mancano un po' di autopromozione (la stessa "Sunglasses At Night") e un omaggio alla techno di Detroit, primo grande amore del canadese, con la presenza (di durata piuttosto breve in verità) di un brano di Jeff Mills.
Tiga si impegna, e sacrifica la bellezza dei brani per dare maggiore uniformità al flusso sonoro, che viene mixato molto bene e sembra opera di un unico artista. Questo però va a scapito della durata dei brani: se sulla carta le tracce sono venticinque, per molte di esse si tratta in realtà di piccoli "assaggini" di un minuto e poco più. Prova superata, ad ogni modo, anche se la lunga distanza non sembra quella più congeniale al giovane canadese.
Il desiderio di conquistarsi uno spazio e di battere il ferro finché è caldo spingono Tiga a pubblicare il suo nuovo lavoro in un doppio cd, che miscela techno, house e pop. Mixed Emotions: Montreal Mix Sessions Volume 5 racchiude tutto questo, inserendo i brani nella solita veste minimal con ritmi molto sexy.
Tutta da ballare la side A, grazie agli inserti tribal di "Algebra" e "Centrafrique", che poi vira verso la house della East Coast statunitense, ottenendo un risultato omogeneo e soddisfacente, seppur lontano dalle coordinate abituali di Tiga. La house pura di cui è infarcito il primo cd di Mixed Emotions non è infatti una peculiarità del nostro, che ci aveva abituato a brani più vicini al pop estremo, con la voce in primo piano. Di pezzi cantati, invece, qui se ne ascoltano davvero pochi, e anche a livello sonoro siamo molto distanti da American Gigolo. Per dirne una, "Love Story" di Andrew McLauchlan è quanto di più sorprendente si può trovare in questa selezione, con il suo jazz abbozzato che sfocia in un ritmo tribale violentissimo, dove si velocizzano anche i Bpm. Lentamente il climax sfocia nella techno dura e pura e nella trance ("Schriek" di Tomba Vira).
La Side B ci consegna invece un lavoro più simile alla selezione che Tiga aveva fatto per la Gigolos, con brani electroclash di tendenza del momento (siamo nel 2001) e ritmi coinvolgenti per una serata di pieno divertimento. Un lavoro a due facce, ma che mette in mostra la versatilità del dj canadese, che pur essendo giovanissimo mostra già come l'esperienza nei locali, il "sentire la pista", siano parte del suo repertorio.
Dopo questa mole di superlavoro, Tiga si rintana per un po' nella sua Montreal ad ascoltare hip-hop, mentre si placano le acque. Il polverone dell'electroclash tutto sesso e lustrini si sta diradando, ma Tiga non vuole affogare insieme alla miriade di one-hit-dj che fornisce il pane all'etichetta di Dj Hell. Perciò se ne sta buono buono a casa a lavorare, ad ascoltare brani e a provare cover, quello che in fondo gli piace fare. Lavoro in studio poco, fino a quando (2003) la label tedesca !K7 gli affida un compito importante, curare il nuovo volume della collana Dj Kicks, che finora ha pubblicato lavori di mostri sacri del genere elettronico come Carl Craig, Kruder & Dorfmeister, Thievery Corporation… è il regalino di Natale 2003, quello che Tiga dà al popolo dell'electroclash.
Il canadese non è stato con le mani in mano nei due anni di "pausa", ascoltando quella scena dance alternativa europea nella quale sta raccogliendo i maggiori consensi come dj e producer. È per questo che nel suo Dj Kicks compaiono i Jolly Music e i Tuttomatto (italiani), i 2Raumwohnung (tedeschi), oppure gli inglesi Swayzak. I nuovi nomi si accostano a mix di vecchie glorie del passato, come i Soft Cell di "So…". Fortissima la vena glam del lavoro di Tiga, con il punk digitale de Le Tigre (scuderia DFA) e il pop digitale di Sir Draw e la sua "She Male", che convivono in un ponte ideale tra amarcord eighties e futuro della dance alternativa. Chiusura stellare con il remix visionario e pop di "Madame Hollywood" di Felix Da Housecat, ricantato dallo stesso canadese. È una delle migliori selezioni della collana, nonché il lavoro della definitiva maturazione, a soli 29 anni. Dj Kicks è una perfetta sintesi tra lo scatenato dancing di American Gigolo e l'esuberanza di Mixed Emotions. Tiga adesso è pronto per sfondare.
La house mainstream è sempre stata territorio dei singoli. Brani trascinanti e perfetti per la pista, spesso opera unica del loro creatore, ambiti traguardi a cui tutti i dj del globo sperano di arrivare. Tutti prima o poi ci provano, lanciano il singolone da pista, lo remixano, ne fanno una versione più easy per farla diventare famosa. Questo è esattamente quello che Tiga vuole fare a inizio 2004. L'antipasto è "Hot In Here", cover del rapper Nelly (!) che lega hip-hop e house, passione e lavoro del dj di Montreal, in una personalissima formula dove Tiga si scopre anche cantante. Davvero un tuttofare, ma non è ancora abbastanza. In fondo, "Hot In Here" era già uscita nel DJ Kicks… forza, bisogna fare di più. Tiga ci riprova: a maggio rilascia un nuovo brano originale, "Pleasure From The Bass". Due note di basso che avrebbero smosso anche Antonio Fazio dalla poltrona, ritmica martellante, suono pulitissimo (Tiga lavora quasi sempre al computer) e voce ad alternanza tra il sussurro sexy e il tono di un generale dell'esercito. Una miscela devastante, un calderone sonoro che schizza al numero uno delle chart di tutta Europa, e conosce un successo strepitoso ma meritato. Per tutta l'estate, il brano di Tiga è uno dei più ballati in Italia, e i locali di casa nostra invitano il piccolo folletto sempre più spesso. Milano, Torino, Napoli, Jesolo. Tiga ce l'ha fatta, e ora non si ferma più.
In autunno inizia a lavorare su una serie di remix che lo sta rendendo uno dei nomi più ricorrenti nel mondo dell'elettronica da ballare, nonostante la giovane età. Per gli amici Soulwax (costola dei 2 Many Dj's) rifà l'allucinata "E-Talking", ricantandola (ormai ci ha preso gusto) e attenuandone un po' l'originaria violenza, confezionandone un buon brano clubbing. Più convenzionale la "Comfortably Numb" degli Scissor Sisters, una cover della cover, ma non manca il tocco di genio: quando gli Scissors cantano "Relax" in falsetto, sbuca in risposta l'eco dei Frankie Goes To Hollywood: "Don't do it!".
La formula di Tiga è praticamente sempre la stessa, con ritmi molto groove (merito della sua formazione tra techno e electroclash) e voci in primo piano dalla melodia sincopata, ma allo stesso tempo calda. Un esempio è la sua rielaborazione di "Crying Hero", pezzo degli italiani Drama Society inserito anche dai Tiefschwarz nella loro "Misch Masch". Una cassa in primissimo piano, il basso cavernoso e possente, e la voce soffusa che pian piano penetra nella mente dell'ascoltatore, "I wonder if you feel what I feel" è il tema portante del brano, che si trasforma in un inno tutto da ballare. Favolosa.
La libertà di cui può godere Tiga è data dalla sicurezza della Turbo Records, che ha fondato anni fa con un occhio al futuro, e grazie alla quale può permettersi di sfogarsi come meglio crede, rilasciando un Ep singolo praticamente ogni mese. Escono così "Washing Up" di Thomas Andersson (a metà tra Hell e Pharrell), "Ny Excuse" ancora dei Soulwax, "Night Train" scritta con Matteo Murphy, "I Can See Clearly Now" dei Seelenluft, tutti brani stravolti nella consueta chiave house-glam con uno sguardo al pop.
All'inizio del 2005, l'amore per l'hip-hop, mai nascosto dal canadese, si sposa con la sua nuova vita da producer-cantante. Il risultato è "Louder Than A Bomb", nuovo brano inedito, ricavato da una vecchia canzone dei Public Enemy. Ma il trascinante giro di synth è tutta farina del suo sacco, così come la voce. Ne esce fuori un singolone da paura, che porta impresso il marchio di fabbrica di Tiga, quello che aveva già determinato il trionfo di "Pleasure From The Bass". Ci si comincia a chiedere in giro: a quando un album tutto di inediti?
Abbandonato il mondo della Gigolo Records, Tiga si rivolge piuttosto alla Dfa, etichetta molto di tendenza in Europa, che ha da poco pubblicato il disco di Lcd Soundsystem. Chi ha ascoltato il disco avrà sicuramente conservato un buon ricordo di "Tribulations". Ecco, ora procuratevi il "Tiga's Out Of The Trance Closet Mix" e non crederete alle vostre orecchie… in una parola: spettacolare.
Il nostro non si ferma più: l'estate è anticipata da "Burning Down London", l'autunno è la consacrazione di "You Gonna Want Me". Il secondo è il Tiga versione famiglia, adatto per scatenarsi a ballare ma con la vocina degli Scissor Sisters a condire di infanzia un brano che alcuni reputano troppo commerciale. Ma ormai il trend è questo, lo stesso Tiga afferma tranquillamente che "l'electroclash è morto a Miami, due anni fa." Lapidario, deciso, come la sua musica.
La lunga attesa del mondo dei club viene ripagata a inizio 2006, con la pubblicazione di Sexor, primo disco di brani inediti dato alle stampe dal minuto canadese. Non delude, il signor Sontag, autore di brani sempre più improntati a uno stile "easy-listening", che strizza l'occhio alle radio e alle masse. Aumenta la fruibilità del suono di Tiga, espressa alla grande in brani come "Far From Home", "3 Weeks" oppure "High School". E l'omaggio agli anni 80 e 90? Non se ne sarà mica dimenticato… Niente paura: oltre ai Talking Heads, ci sono addirittura i Nine Inch Nails.
Ne vedremo delle belle, se il nostro continua così...
Ma con Ciao! (2009) Tiga compie un passo indietro. Al disc-jockey/producer canadese è venuta voglia di sentirsi un po’ italiano. E la seconda prova del folletto di Montreal è un inno all’eleganza easy-listening più sfrenata, sorta di partyprivato ultra-fashion, con ospiti a dir poco illustri.
Ad aprire i cancelli di villa Sontag sono i wa-wa e i beep-beep-beep acquerellati dei fratelli Daewale (Soulwax), con il nostro american gigolò nelle vesti del cerimoniere spiritato. Una ritmica dal tessuto misterioso, condita da tamburelli in stile old-house in coda. L’impressione è di ritrovarsi a oscillare seguendo morbide ondulazioni eighties, già targate International Deejay Gigolos. Del resto, il ping pong con Christopher Scarf in “Shoes” è puro spasso clubbing, una leggera sterzata di manopole, prima di smanettare seriamente col mixer, instaurando il solito climax techno, sexy e fracassato. Difatti, “What You Need” sbotta e danneggia: stop and go roboante, palesemente cafone, cassa dritta, l’elettronica dei Soulwax priva di sfumature, e Jake Shears sintetizzato come uno speaker del "Cocoricò".
Da contraltare, i battiti telleriani di “Luxury” invitano a riaccomodarsi nel privè, dove sfarzo e poltronaggine sono una ragione di vita: “Luxury is all i see when i close my eyes...this is my reality”. E’ uno spento James Murphy, invece, a manipolare il tic tac elettronico di “Sex O’Clock”. I sospiri di un Tiga eccitato e disinibito non aggiungono nulla, e la struttura electro-dance (iper)collaudata del vecchio marpione newyorkese stanca di brutto. Stesso dicasi per la petulante “Overtime” (ancora Soulwax), digeribile solo per pochissimi istanti, precisamente al quarto minuto, quando è una calda voce soul a subentrare nel pattume techno. Le pulsazioni à-la Joe Jackson di “Turn The Night On” recano solo indifferenza, mentre la nostalgia di una “Far From Home” schizza incontrollabile nei desideri più profondi.
Ciò che lascia realmente interdetti in Ciao!, è l’inutilità dei vari Zdar e Murphy, venuti dall’esterno con la consapevolezza di garantire solo un’effimera presenza scenica. Conti alla mano, a Tiga converrebbe riprendersi il ruolo di one-hit-dj, senza disperdere ulteriormente il proprio cilindro da mago del dancefloor più mondano.
Contributi di Giuliano Delli Paoli ("Ciao!")
Sunglasses At Night (Ep, International Deejay Gigolos, 2001) | ||
American Gigolo (International Deejay Gigolo Records, 2001) | 6,5 | |
Mixed Emotions: Montreal Mix Sessions Volume 5 (Turbo, 2001) | 7,5 | |
Dj Kicks (!K7, 2003) | 8 | |
Pleasure From The Bass (Ep, Turbo, 2004) | ||
Louder Than A Bomb (Ep, Turbo, 2004) | ||
You Gonna Want Me (Ep, Turbo, 2005) | ||
Sexor (Pias, Different, 2006) | 7,5 | |
Ciao! (Pias, 2009) | 5,5 |
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