Una lunga chiacchierata con l'artista che ha anticipato tendenze, provocazioni, stili e sogni della scena pop italiana a cavallo tra gli anni 70 e 80. L'autore di "Polisex", "Maria-Batman", "Pupa" e dischi anticipatori come "SuperIvan" e "Primo, Secondo e Frutta (Ivan Compreso)", si racconta a partire dalle origini, passando per gli anni londinesi e le ultime uscite discografiche.
Partiamo dalle origini. Da "Maria-Batman", in cui la Madonna viene confusa con Batman: "Ci avvolge il tuo manto Signore... e anche quello di Batman!".
Era una mia fissazione da ragazzino. Vedevo sempre queste Madonne con il mantello. Se però le rovesciavi, diventavano un pipistrello. Acqua santa e demonio insieme. Che è molto destabilizzante. Da semplice pipistrello poi tutto è passato a Batman, che all'epoca era già molto presente nella cultura pop. Ne prese spunto anche Battiato. Erano dei nonsense mescolati. C'era un sonnifero potente, Orietta Berti che cantava nella sagra di paese, Pio Bove di Carducci, Pascoli, Leopardi. Uno zabaione, insomma.
"Primo, Secondo e Frutta (Ivan Compreso)" in teoria doveva essere un'opera multimediale (da abbinarsi anche a un libro) incentrata sui cinque sensi: tatto, udito, vista, olfatto e gusto. Un disco da assaporare con tutto il corpo.
Era un modo per esaltare i sensi. Ogni canzone era accompagnata da un oggetto da toccare, udire, o vedere come ad esempio il quadro. Era una provocazione sull'arte. Su quella che all'epoca non si chiamava ancora multimedialità.
Sei stato molti anni a Londra. Ci torni spesso? È sempre magica?
No, assolutamente. Ha perso da secoli la sua magia. Certo, ci vado spesso ancora a Londra. Fino al '77 e i primissimi anni 80 era ancora una città magica. La prima volta che andai, nel 1971, c'era un fermento incredibile. Sei anni dopo, quando sono tornato, ho trovato il punk, che ho poi portato in Italia attraverso Anna Oxa. Nel 1982 era già un'altra Londra. Era già globalizzata. Non era più così particolare. Quello che c'era a Londra potevi trovarlo già anche a Milano, ovunque. Si era spento tutto.
Nella ballata "L'altra faccia della luna" canti "l'amore della panchina, ma l'altra faccia della Luna è anche l'altra faccia dell'amore, oppure la stessa cosa... e va bene".
Era una canzone un po' contro le coppiette stereotipate latte e miele, un po' eterosessuali, un po' scolastiche, quelle che ci sono nell'immaginario collettivo, del romanticismo più dolce, diabetico. Ero contro quel tipo di approccio. Contro la rappresentazione e i luoghi comuni dell'amore. Ma è una canzone d'amore.
"SuperIvan" è l'ultimo album per la Ultima Spiaggia, prima del fallimento della label. La Pfm al gran completo suona qui da turnista in studio. Colombo, sempre in sala di regia, imprime ai suoi arrangiamenti un gusto tipicamente new wave di quel periodo.
Il trait d'union era Roberto Colombo. Fu lui a portare la Pfm. Poi venne in studio Fabrizio De André, che prese tutti, ma tranne me che ero l'artista. Li portò con sé in tournée.
Guardando il videoclip di "Paradiso Noia" tornano in mente le polemiche dopo la prima esibizione di Achille Lauro, vestito da Gucci, a Sanremo. Decenni prima eri già oltre Alessandro Michele, direttore artistico di Gucci che ha scelto i vestiti di Lauro a Sanremo. Anche i tuoi erano abiti firmati?
Facevo tutto da solo. Erano abiti miei, idee mie, nasceva tutto dalla mia mente.
Nel 1992 sei tornato sulle scene con "Il cuore è nudo e i pesci cantano". La mostra di quadri "Le cento gioconde haiku" fa da corredo al disco. Sei ancora affascinato da quel mondo? Dipingi sempre?
La filosofia orientale è sempre dentro di me. Però non la divulgo più. Divulgandola puoi sempre apparire un invasato, un membro di una setta. Preferisco evitare e "praticarla" in privato. Dipingo sempre, quasi ogni giorno.
Nel 2003, in occasione del rilancio della tua amica Giuni Russo tramite il Festival di Sanremo, hai realizzato per lei i videoclip relativi ai due singoli estratti dall'album: "Morirò d'amore" e "Una rosa è una rosa". Qual è il tuo ricordo di Giuni Russo?
Giuni era una cara amica. Ricordo la prima volta che mi fece ascoltare "Un'estate al mare". Eravamo al cimitero di Milano, al Monumentale, che poi è la cosa più bella che c'è a Milano. Abitavamo a venti metri di distanza l'uno dall'altra, proprio vicino al cimitero. Mi chiamò per farmi ascoltare due canzoni, e scegliere quella giusta per fare il disco dell'estate. Erano appunto "Un'estate al mare" e "Good Good-Bye". Io subito optai per la seconda, che è più raffinata, bella, elegante. L'altra è più ruffiana. Non sapevo ancora che l'avesse scritta Battiato. Alla fine scelse la prima. E va bene così.
"Polisex" anticipa tutto, a cominciare dal poliamore. Che effetto ti fa?
"Polisex" è una forma ingenua di quello che si intende oggi con tantissimi acronimi. Era un modo di intendere la sessualità tutta in una forma più naif. Volevo rappresentare la sua natura più poliedrica. Semplicemente.
L'album "Luna Presente" del 2005 è dedicato ai dodici mari metafisici della Luna. Cosa sono esattamente?
Sono i mari più emblematici della Luna. È una dedica alla Luna con dodici canzoni. La Luna era stata un po' dimenticata in quel periodo. Sono entrato in una libreria e ho chiesto dei libri sulla Luna. La commessa mi disse che la Luna non era più presente sugli scaffali, per questo ho deciso di chiamare il disco "Luna presente". È nato tutto così. Luna come momento di fuga. La Terra vista da lontano. Come la vedevano gli astronauti. In fondo, la Terra è un organismo vivente, la famosa Gaia. A modo suo era ancora un disco spirituale, come lo è stato "Il cuore è nudo e i pesci cantano".
Nel 2015 il doppio disco tributo ideato e pubblicato dalla Soter, ti onora come cantautore nelle interpretazioni di Garbo, Montefiori Cocktail, Banda Osiris, Dardust, Giovanni Block, H.E.R, Susanna Parigi, Pennelli di Vermeer e tanti altri. Cos'è però per te una cover?
Una cover ha senso quando riesce a essere assolutamente diversa dall’originale ma allo stesso tempo lo rispetta appieno, senza sconvolgerlo. E’ questa la vera alchimia di una cover autentica. Diversificare un brano senza perderne l’essenza originale. Lontano dall’originale ma ricordandolo. E’ questo il grande segreto di una cover bella. In "Un tipo atipico" ci sono molti artisti che ci sono riusciti. La Soter un anno fa mi ha tributato anche con un secondo progetto sia in vinile da collezione che in Cd: "Polisex 40th Anniversary" dedicato al quarantennale di ‘Polisex’ dove oltre a me, vari artisti ci sono cimentati a reinterpretare la stessa canzone. E’ un esercizio di stile su un unico pezzo. Non l’ha fatto quasi nessuno al mondo, tranne Grace Jones.
Mino Di Martino cantava "Basta con la musica giovane". A te piace ciò che oggi gira in radio, o meglio su Spotify, a Sanremo? Segui i giovani? C'è qualcuno che colpisce?
Non mi colpisce nessuno. C'è la globalizzazione anche nella musica ormai. Non vedo una grande differenza tra un cantante e l'altro. Sono tutti omologati. Ogni tanto qualche canzone riuscita viene fuori, ma è poco. È tutto troppo perfetto, preconfezionato, tutt'altro che spontaneo.
A quando il nuovo disco?
Sto preparando un nuovo spettacolo teatrale legato a un libro, si chiama "Titanic Orchestra". E sarà anche un album. Presto ci saranno sorprese.