Denton, Texas. Nel mezzo del cielo terso che sorveglia l'altopiano appare un pallone multicolore, fatto di stracci; ritto in piedi nella gondola, un uomo scruta il paesaggio con un vecchio cannocchiale. Un piccolo drappello di uomini armati, dal volto incrostato di sale e polvere, esce da un boschetto, i fucili appoggiati sulla spalla, sobbalzanti sui cavalli troppo magri per proseguire. Un campo di soldati in vecchie uniformi sbiadite: nella solitudine della propria tenda, uno di loro apre con estenuante cura una lettera sgualcita. Un cervo dal palco maestoso di corna si getta nel vuoto da una scogliera, salutato dall'ultimo raggio di sole.
Sono queste alcune delle immagini che i Midlake, Tim Smith in particolare, ci hanno regalato nella loro ancor breve carriera. Accompagnandole con la loro musica così bizzarra e al tempo stesso familiare, la band texana ha raccontato e racconta di un tempo di forti emozioni e bisogni essenziali, di sogni semplici di immersione nella natura e strazianti storie d'abbandono e d'amore. Prima di approfondire ciò che è stata la loro carriera, che ancora ha tanto da regalare, li abbiamo raggiunti nel mezzo del loro tour europeo, che purtroppo non contempla la nostra penisola. Con qualche rimpianto, sarà il chitarrista Eric Pulido a rispondere alle nostre domande.
Dove vi trovate in questo momento e dove si è tenuta la vostra ultima performance? Come sta andando il tour?
Siamo a Dublino al momento e l'ultima volta abbiamo suonato a Bristol. Il tour è stato fantastico, per noi. Era da un po' che non facevamo una tournèe, in effetti ci siamo fatti un regalo tornando sulla strada per suonare il nostro repertorio, vecchio e nuovo.
Vi state muovendo molto, senza passare però dall'Italia. Come mai, ce lo puoi dire?
Non sono sicuro del motivo per cui non ci siano fermati in Italia ancora, ma prometto che lo faremo il prima possibile.
Una domanda molto semplice che, apparentemente, in pochi vi hanno fatto. Da dove proviene il vostro nome?
Beh, non è la più grande storia mai raccontata, forse per questo non ce lo chiede nessuno! Era solo un nome piuttosto neutro sul quale tutti si potessero trovare d'accordo. Non ha nessun significato specifico, in realtà. Tim se ne uscì dicendo a tutti che c'era una band in città che suonava come i Radiohead e Bjork chiamata "Midlake". Tutti pensarono: "Ehi amico, perché non ce ne veniamo fuori con un nome del genere?". Tim disse ai ragazzi che era una bugia, e il resto è storia...
Dal vostro primo Ep, "Milkmaid Grand Army", la vostra musica è cambiata a un passo lento ma costante. Avete una sorta di "obiettivo finale" in testa? Ad esempio, pensate di stare raggiungendo quel sound à-la Jethro Tull che invocate nella vostra pagina di Wikipedia?
La nostra musica è cambiata negli anni perché i nostri gusti sono cambiati. Non andiamo mai in studio per suonare come un'altra band, ma neanche per scoprire l'acqua calda. Vogliamo, semplicemente, sempre creare un disco di cui possiamo sentirci orgogliosi anni dopo. Abbiamo ovviamente fatto alcuni passi falsi, ma siamo cresciuti, in molti sensi. Ci sentiamo a posto con ciò che facciamo adesso.
"The Trials Of Van Occupanther" è spesso stato definito attraverso le influenze dei Fleetwood Mac o di Neil Young, mentre "The Courage Of Others" viene da un'immersione nel folk-rock britannico (Fairport Convention, Pentangle e ovviamente Jethro Tull). Vi sentite comunque una band contemporanea, e in che modo?
Beh, siamo per definizione una band contemporanea, ma il nostro sound è spesso influenzato da band del passato. Molte band hanno per riferimento quel periodo, ed è tutta una questione di come interpreti quelle influenze. C'è qualcosa di caldo e naturale in molti dei dischi di quei tempi, ed è qualcosa che a noi piace catturare.
Una cosa che mi ha colpito è la vostra passione per il mobilio d'annata e l'antiquariato in generale. E' una cosa che si sposa alla perfezione con quanto scrivete, con le emozioni che comunicate con la vostra musica. Se doveste andare al nucleo di questa passione, come spieghereste il fascino dei tempi passati? Quanto di essa è una nostalgia per un luogo, un tempo ideali, e quanto di essa è effettivamente "reale"?
Sono sicuro che ci sia sotto un'idea romantica che le cose fossero migliori, a quei tempi. "L'erba del vicino è sempre più verde", no? Ovviamente ci piace vivere il nostro tempo, godiamo dei benefici della tecnologia moderna, ma c'è qualcosa riguardo alle cose, siano esse la musica, i mobili, l'architettura e così via, che dà l'impressione che esse riflettano una cura, un'onestà diverse.
Questa fascinazione si riflette anche sugli strumenti che utilizzate, sulle tecniche di registrazione e così via?
Proviamo solo a suonare emozionali, a sentirci bene. Qualsiasi cosa questo comporti, ci proviamo. Non c'è un'equazione per arrivarci, ci proviamo e basta, ci lasciamo ispirare dalla musica, usiamo orecchie e cuori per decidere quando tutto è a posto!
"Bring me a day full of honest work/and a roof that never leaks/ I'll be satisfied". Lasciami dire che trovo questi versi stupendi. Dopo tutti questi anni, spesi in tour in giro per il mondo, dopo aver raggiunto una popolarità internazionale e via discorrendo, sentite ancora il bisogno di "dirigersi a casa" (traduzione di "Head Home", una delle canzoni di "The Trials Of Van Occupanther", da cui sono tratti i versi citati, ndr) ? Che cosa vi manca maggiormente di Denton?
Naturalmente ci manca sempre casa nostra, quando siamo via. Le nostre mogli, i figli, gli animali domestici, il bar del posto, tutto! E' fantastico incontrare volti amici e fan che apprezzano la nostra musica in giro per il mondo, ma niente batte "casa tua".
Devo essere onesto, "The Trials Of Van Occupanther" è il mio disco preferito del decennio scorso. Sentite il peso di un lavoro di tale successo? Per esempio, sentivate il bisogno di distanziarvene nel comporre "The Courage Of Others"?
Ovviamente non avevamo intenzione di mettere insieme un altro "Van Occupanther", così non vedevamo la cosa come altri potrebbero. Ogni album è una dichiarazione, fatta in quell'istante temporale ed eravamo molto contenti che "Van Occupanther" avesse avvicinato molte persone alla nostra musica. La maggior parte della pressione che sentiamo è quella che ci mettiamo sulle spalle da soli. Volevamo solo mettere insieme un disco che fosse emotivo e suonasse bene.
La copertina di "The Trials Of Van Occupanther" mostra un'immagine piuttosto enigmatica. Quando la osservo e cerco di associarla alla vostra musica, mi viene in mente il film "The Village". Forse per quella sensazione di un mondo semplice, "immacolato" che il disco comunica... Qual è la storia che sta dietro quella copertina, in ogni caso?
No, quel film non c'entra. E' stata ispirata da una pubblicità dalla quale Tim fu colpito, la ricavammo da lì. Tim è, inoltre, un grande fan del film "Andreij Rubliov" di Tarkovskij, e sia la copertina di "Van Occupanther" che quella di "Courage" hanno chiare influenze da quella pellicola.
I vostri primi due album erano dominati da questi bizzarri personaggi, "Van Occupanther" in particolare: quei dischi hanno un'evidente spinta narrativa. Il vostro nuovo album non mostra alcuna storia, o personaggio: potresti spiegarci le diverse dinamiche di scrittura delle canzoni che sottende a "The Courage Of Others"?
Sono d'accordo, ma Tim dice che non c'era niente di pianificato. Questo disco sembra prendere più facilmente la forma della prima persona singolare e credo che questo si adatti bene alla musica.
A proposito della vostra abilità narrativa, potreste comporre un concept? Una colonna sonora?
Una colonna sonora sarebbe divertente, ammesso che il film sia quello giusto.
Parliamo un po' dei vostri "partner" commerciali, che appaiono sul vostro sito ufficiale. Madeline Wood e Cappulido...
Madeline Wood è la linea d'abbigliamento della moglie di Eric Nichelson. Fa dei vestiti davvero belli e tutti dovrebbero darci un'occhiata. Cappulido è il mio piccolo business col quale vendo caffè online e a livello locale. Per prima cosa lavoro coi coltivatori, è una causa degna, e i semi hanno un gusto straordinario! E' solo un hobby divertente, ma non c'è mai carenza di caffè a casa o in studio!
La natura, la sua bellezza, lo stupore dell'uomo innanzi a essa sembrano tutti temi importanti del vostro nuovo disco e, fino a un certo punto, anche di "Van Occupanther". Senza addentrarci in domande da un milione di dollari, come valutate la politica ambientale di Obama?
La politica può essere un argomento spinoso, ma una cosa è certa: sono contento che non sia il mio lavoro. Lasciamo la politica ai politici, supportiamo il nostro paese e la gente che lo governa, sperando che non facciano casini!
Ci potresti dire qualcosa del disco che avete suonato e prodotto col vostro amico John Grant, cantante degli Czars? Come suona?
E' stata veramente una bella cosa parteciparvi, il disco suona fantastico. Sono davvero eccitato per John e penso che tutti dovrebbero dare una chance al suo disco. Si chiama "Queen Of Denmark" ed esce su Bella Union in aprile.
Come ultima domanda, mi piacerebbe che ci raccontassi dell'ultimo sogno che hai fatto.
Che avrei fatto un'intervista per OndaRock... I sogni a volte si avverano!
(25/03/2010)