26/10/2008

Built To Spill

Interzona, Verona


Terza di una serie di tre date italiane (assieme a Roma e Bologna), quella all’Interzona del 26 Ottobre è il coronamento di un tour 2008 che ha portato i Built To Spill ad eseguire nella sua interezza “Perfect From Now On” (Warner, 1997), per la serie “Don’t Look Back” promossa dal prestigioso “All Tomorrow’s Parties”, che ha già coinvolto band come Sonic Youth (“Daydream Nation”), Slint (“Spiderland”), Gang Of Four (“Entertainment!”), Dirty Three (“Ocean Songs”), Low (“Things We Lost In The Fre”), Tortoise (“Millions Now Living Will Never Die”), Comets On Fire (“Blue Cathedral”), e altri.

L’esecuzione live di un’opera straordinaria come “Perfect From Now On” è già di per sé un evento memorabile. A rendere il tutto ancor più memorabile c’è, in ogni caso, un insieme inestricabile di fattori: l’attesa nella sala del locale che si riempie a poco a poco, la bonarietà della band e di Martsch in particolare - al limite della confidenza da sala prove - l’affiatamento tra i membri, la completezza esecutiva del progetto (tre chitarre, sezione ritmica, violoncello e tastiere elettroniche), supportata da un'esclusiva lavorazione fonica.
Cominciano i Disco Doom, il gruppo di supporto, un quartetto svizzero alle prese con ballate che sposano le melodie Beatles-iane con le nevrosi (qui raddolcite) di Neil Young, non tralasciando brevi jam lisergiche di tutto punto.

I Built To Spill presentano un sound inimitabile, aggressivo ma stemperato. L’attacca di “Randy Described Eternity”, detonato da un superbo martellio di testiere, è da brividi. Così per i tutti i gioielli dell’album: “I Would Hurt A Fly”, la perfetta occasione per ammirare la chitarra di Martsch (una delle più grandi di tutti i tempi), “Stop The Show”, “Made-Up Dreams”, “Out Of Site”, “Kicked In The Sun”, una vera primizia, e la spettacolare “Untrustable pt. 2”, con una commovente coda che - udita in veste live - sembra quasi esaltare lo spirito beethoveniano con cui Martsch ha concepito il suo album a lui più caro. Apice dell’intero concerto, e forse capolavoro definitivo dei Built To Spill, sono i 10 minuti di “Velvet Waltz”, da carezza melodica in forma di ninna nanna a vortice psichedelico a tifone catastrofico di effetti chitarristici, wah-wah, fuzz, feedback e barriti noise a volumi insostenibili, secondo un’insistente cadenza marziale.

Le esecuzioni seguenti quasi impallidiscono, in confronto a un set di questa portata monumentale. “Car” suona come un power-pop a mo’ di serenata, e “Paper Planes” è una bizzarra cover di M.i.a. In ogni caso, “Carry The Zero” e una vibrante “Time Trap” (entrambe da “Keep It Like A Secret”) ne risollevano appieno le sorti, e se la versione di “Traces” (“You In Reverse”) delude in parte, Martsch decide di concludere il concerto (e il mini-tour italiano 2008) con la classicheggiante “In The Morning”, la traccia di apertura di “There’s Nothing Wrong With Love”, una ballata che prova (e riconferma) la solida maestria cantautoriale del musicista dell’Idaho.

Le pur presenti sbavature (i cali di voce di Martsch, le imprecisioni nell’esperimento giocondo di “Paper Planes”) non inficiano la statura eccellente del live, parimenti supportato dalla valente acustica dell’Interzona e da un pubblico caloroso. L’ultimo, esaltante, persino mitico live dei Built To Spill in Italia per il 2008 è anche un evento, un capolavoro in forma live che riformula - a più di dieci anni di distanza - un’opera affatto invecchiata ma tuttora proiettata nel futuro. La chitarra del leader ne è dunque strumento cardine, fioretto della contemplazione para-religiosa, archetipo di avanscoperta estasiata, e l’accompagnamento ne diventa corale tanto esorbitante quanto accorata. I bis, inferiori, sono e rimarranno pur sempre memorabili cartoline da parte di un live set indimenticabile.