24-29/10/2017

Marlene Kuntz - Il Castello Di Vogelod

Teatro Ambra Jovinelli, Roma


Sempre alla ricerca di nuovi orizzonti espressivi, negli anni i Marlene Kuntz hanno ampliato il ventaglio della propria proposta live, passando con disinvoltura dai tour “canonici” alla sonorizzazione dal vivo di documentari scientifici sugli ambienti sottomarini, da eventi celebrativi (vedi i vent’anni di “Catartica“ e “Il Vile”, i loro primi due album) a esibizioni condivise con un intero corpo di ballo.
Mentre in altri esperimenti molto era basato sull’improvvisazione, oppure si ideava un concerto arricchito dalle evoluzioni dei ballerini sul palco, oggi il nuovo progetto che vede protagonista il trio piemontese pone una sfida ancor più impegnativa: uno spettacolo teatrale pensato per sonorizzare le immagini de “Il Castello di Vogelod”, capolavoro del cinema muto (anno 1921) del regista espressionista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau, interagendo non soltanto con la pellicola ma anche con la presenza dell’attore aggiunto Claudio Santamaria.

Sincronizzare il commento musicale enfatizzando la narrazione senza mai prevaricarla, trovare le giuste dinamiche emozionali rispettando le pause previste dal copione, così come imbastire suoni a cavallo fra digressioni noise, striature psichedeliche e ambientazioni post-rock di scuola Mogwai, in grado di conferire un plus al bianco e nero di Murnau, è un impegno che ha richiesto diversi giorni di intense prove e alla fine ha dato risultati formalmente ineccepibili.
Santamaria, fresco di David di Donatello per il ruolo in “Lo chiamavano Jeeg Robot” che lo ha imposto come icona assoluta anche fra i più giovani, seduto dietro una scrivania mobile che occupa la parte destra della scena, si alterna fra il doppiaggio di alcuni personaggi, l’esecuzione di rumori mimando o riproponendo dal vivo determinate situazioni, la lettura delle didascalie, rimosse per non appesantire la visione, rendendo con la propria presenza il progetto teatrale ancor più credibile e di spessore.

Ma a uscirne trionfatori sono soprattutto i Marlene Kuntz, una scoperta per molti dei cinefili presenti: l’obiettivo di portare i propri strumenti in situazioni artisticamente distanti da quelle d’origine della band ha chiaramente lo scopo di entrare in contatto con nuovi potenziali ascoltatori, avvicinandoli alla storia e alla musica che li ha resi famosi.
Cristiano Godano in questo contesto abbandona il ruolo di leader per concentrarsi in maniera esclusiva sui saliscendi elettrici della sei corde, Riccardo Tesio si muove agilmente fra chitarre (anche acustiche sul finale), synth e basso, dimostrando una poliedricità mai vista prima, Luca Bergia, dietro le pelli, non è soltanto l'affidabile drummer che ben conosciamo, ma opera in parallelo sulle percussioni svolgendo l'inedito lavoro di rumorista.

Settantacinque minuti di film, suddivisi in cinque atti, un cinema che a distanza di quasi un secolo continua ad avere grande fascino e, grazie al trattamento qui riservato, non risente del tempo trascorso, anzi trova una forte spinta attualizzante, nonostante le modalità di recitazione e le tecniche di ripresa utilizzate da Murnau siano ovviamente superate.
Un'esperienza visiva e musicale senz'altro non convenzionale, e dopo i titoli di coda luci sulla band per la riproposizione in chiave ancor più intimista di “La lira di Narciso”, da “Bianco Sporco”, uno dei lavori dei Marlene di mezzo, poi solo applausi dal folto pubblico che ha gremito l’Ambra Jovinelli di Roma per sei serate consecutive: un esperimento che presto troverà seguito in altri importanti teatri italiani...