7-8/06/2018

Medimex, International Festival & Music Conference

Rotonda del Lungomare Vittorio Emanuele III, Taranto


di Giulia Quaranta
MEDIMEX, International Festival & Music Conference
MEDIMEX è una realtà affascinante, che sta guadagnando importanza in Puglia, sinora a Bari e quest’anno a Taranto. Se lo scorso anno si era riusciti nel miracolo di portare nel bistrattato Meridione d’Italia due grandi della musica internazionale come Iggy Pop e gli Slowdive, quest’anno la sfida consiste in altri due nomi importanti: Kraftwerk e Placebo.
Ma non solo, MEDIMEX vuol dire anche approfondimento, conferenze, incontri d’autore, mercato del vinile.

Giovedì 7 giugno

Il 7 giugno, a Taranto, è per tutti il giorno dei Kraftwerk. Nell’aria si respira concitazione per lo storico gruppo di Dusseldorf.
Durante il primo pomeriggio si passeggia con curiosa indolenza tra poster e vinili nei Giardini Peripato, sotto il sole caldo di giugno coperto da qualche nuvola. Si fa qualche buon affare. Poco più avanti, qualche coraggioso astante ascolta l'ennesima discussione su cosa rappresenti il suddetto "indie" in Italia oggi, questa volta per bocca del pur talentuoso Diodato, che si lascia andare a qualche banalità. Ritornando tra i vinili, un simpatico venditore sfoga la sua frustrazione nei confronti di questa scena musicale, e in modo particolare verso quella romana, scagliandosi soprattutto contro l'ex "pizzettaro" Gazzelle.

Ci incamminiamo verso il palco, ma alle 18 ancora sono pochissime le persone in attesa. Bisogna aspettare le 20.30 per iniziare ad ascoltare un po’ di musica e sarà Roni Size ft.Dynamite MC ad aprire le danze; una scelta francamente incomprensibile, giacché quel pasticcio di hip-hop, jungle e dubstep stile Skrillex incontra, com’era prevedibile, l’ostilità del pubblico. Un pubblico variamente composito ed eterogeneo, che va dai più ai meno giovani, da chi conosce i Kraftwerk da una vita a chi è solo curioso, a chi vuol darsi arie da intellettuale.
Dopo un’interminabile ora di cacofonie rappate, è la volta della seconda band d’apertura, i Metà Metà, da San Paolo in Brasile, i quali dimostrano una grande capacità nel muoversi sul palco. La loro musica affonda le radici nel jazz moderno, ma è ibrida, ricca di commistioni e di suggestioni noise.

Arrivano finalmente le 22.30 e i Kraftwerk salgono sul palco. Gelidi, robotici, prendono posto davanti alle loro pedane e iniziano lo show senza interagire con il pubblico che, svelto, indossa gli occhialini 3d per gustarsi lo spettacolo.  Dopo l’introduzione a suon di synth, la scaletta prende vita con gli innumerevoli grandi classici del gruppo: “Numbers”, “Computerworld”, “Tour de France”, “The ManMachine”, “Autobahn” e ovviamente “Radio-Activity”, il tutto corredato dalle animazioni 3d che scorrevano alle loro spalle. La conclusione di “SpaceLab” è affidata a un ufo che atterra sul lungomare di Taranto, divertendo i presenti, così come diverte la versione italiana di “Pocket Calculator”, ossia “Mini Calcolatore”. La frase “sono l'operatore del mini calcolatore”, pronunciata con assiduo accento teutonico, è diventato il tormentone di chi ha assistito allo show dei Kraftwerk e finisce per discuterne, al termine del live, tra una puccia e un calzone nel bar più vicino.
“Good night, auf wiedersehen, buona notte” è il veloce saluto affidato al leader Ralf Hutter. Forse, però, complici anche le due ore precedenti delle band di supporto, lo spettacolo multimediale dei Kraftwerk sarebbe stato più godibile da seduti.

Kraftwerk - Medimex

Venerdì 8 giugno

La mattinata dell’8 giugno inizia con Max Gazzè che, purtroppo, dà forfait. Avrebbe dovuto parlare del suo ultimo disco "Alchemaya", in cui è contenuto il brano sanremese "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno", ispirato a un mito ambientato a Vieste, incantevole e soleggiata località marittima pugliese.

Perciò ci dirigiamo verso la mostra “Kurt Cobain e Il Grunge: Storia di una Rivoluzione. Fotografie di Michael Lavine e Charles Peterson”, ospitata nel meraviglioso MArTA, il Museo Archeologico nazionale di Taranto. Settantotto le foto, alcune del tutto inedite, in grado di inquadrare appieno la storia dei Nirvana e del suo leader, tra nichilismo, trasandatezza, rabbia generazionale. Ci si muove nell’arco cronologico che va dal 1990 al 1992: Lavine inizia la collaborazione con la band di Seattle nel 1990, poco dopo l’uscita di “Bleach”, quando ancora non erano famosi. Lavorò a un secondo servizio fotografico con loro nel 1991, durante la registrazione di “Nevermind” e infine nel 1992, a pochi mesi dalla scomparsa di Kurt, che nelle foto appare infatti sciupato, gonfio, poco in salute, con scintillanti capelli color rubino e, in un paio di scatti destinati alla rivista “Sassy”, in compagnia della moglie Courtney Love e della piccola Frances.

L’8 giugno è il giorno dei Placebo. Ad attendere la band di Brian Molko, sin dalle prime ore del pomeriggio, inaspettatamente, per lo più giovani e giovanissimi, alcuni addirittura accompagnati dai genitori, altri fruitori del Bonus Cultura per i diciottenni.
Kiol è il nome d’arte di Alessandro Bossi, ventunenne torinese cui spetta l’arduo compito di rompere il ghiaccio alle 20.30. Il country-pop di pezzi come “Wrinkless” e “Broken Up Again” e il suo modo genuinamente coinvolto di approcciarsi al pubblico conquistano la platea. Seguono i Casino Royale, band saldamente impiantata negli anni 90 e forse proprio a causa dell’età media molto bassa dei presenti, decisamente meno apprezzata. Il che spiega quel "ma la chitarra non si sente", bofonchiato da un gruppetto di giovanissimi, che in realtà si stavano riferendo al basso.
Invero la curatissima commistione di basi elettroniche, cantato melodico e contrapposta voce hip-hop proposto dai Casino Royale è risultato decisamente più  intrigante di quanto si possa pensare.

Ore 22.30: le prime note di “Pure Morning” accompagnano l’entrata, come sempre puntualissima, dei Placebo sul palco. Sembra però che ci sia qualche problema tecnico e infatti, al termine del primo pezzo, Molko si allontana per qualche secondo per discuterne con un tecnico del suono.
Il concerto procede, con una scaletta del tutto simile a quella proposta per il ventennale della band al Forum di Assago nel 2016, ma con i pezzi più interessanti tagliati fuori (“Lazarus”, “Space Monkey”, “36 Degrees”, “Nancy Boy”, “Lady Of The Flowers”, “Teenage Angst”). Sono invece presenti molti dei singoli degli ultimi anni, da “Loud Like Love” a “Jesus’ Son”, “Too Many Friends”, “For What It’s Worth” e “Infra-red”, le immancabili “Special K” e “The Bitter End”, che non scatenano il consueto calore nei muscoli del pubblico, e la loro suggestiva versione della “Running Up That Hill” di Kate Bush, posta sul finale.
Era lecito aspettarsi una scaletta più corposa e diversificata, considerando anche il fatto che molti pezzi di spessore continuano a latitare nei loro concerti, da “Black Eyed” a “This Picture” e “Passive Aggressive”. C’è da considerare, inoltre, che la band britannica non pubblica un album in studio da ben 5 anni, il che spiegherebbe – seppur in parte – il perché di una setlist  così monotona. Complice anche il pubblico noioso e poco movimentato, salvo qualche rara e bella eccezione, i nostri sono apparsi, un po’ spenti e poco loquaci, ma comunque in forma.
Probabilmente il rovescio della medaglia nel proporre un evento del genere a un prezzo così irrisorio (15 euro per un concerto, 25 per entrambi) risiede proprio nel ritrovarsi a cantare e ballare accanto a persone capitate là quasi per caso, che si lamentano per l'entusiasmo e la poca visibilità della propria postazione.


Setlist
Kraftwerk

Ansage – Intro
Numbers
Computerworld
Homecomputer
Computerlove
The Manmachine
Spacelab
The Model
Autobahn
Radio-Activity
Tour De France
Tee
Die Roboter
Mini Calcolatore
Boing
Music Non Stop


Placebo

Pure Morning
Loud Like Love
Jesus’ Son
Sleeping With Ghosts (Soulmates)
Special Needs
Too Many Friends
Twenty Years
I Know
Devil in the Details
Exit Wounds
Protect Me from What I Want
Without You I’m Nothing
For What It’s Worth
Slave to the Wage
Special K
Song to Say Goodbye
The Bitter End
Infra-red
.... ....
Running Up That Hill (A Deal with God)
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