31/08/2019

Anna Calvi

Live Rock Festival, Acquaviva di Montepulciano


Una fuoriserie d’epoca, elegante e raffinata ma che nasconde un rombo che grida a tutti il proprio inconfondibile nome. La riconosci tra mille altre, pochi fronzoli e tanta grinta, cruda ed emozionante. Con questa metafora tentiamo di descrivere la dimensione live di una delle migliori cantautrici di questo decennio, l’italo-britannica Anna Calvi, in tour con quello che si è rivelato un grande album, il sensuale “Hunter”.
La musicista di Twickenham non è tipo da entrate in scena pompose o cornici ad effetto. E’ solo lei e la sua chitarra, mentre calamita gli sguardi dei presenti, al centro del palco della ventitreesima edizione dello storico Live Rock Festival di Acquaviva di Montepulciano.

Niente trovate scenografiche, dicevamo, la troviamo lì nella sua consona mise che strizza l’occhio al flamenco. Anna va subito al sodo: riscalda la voce con l’ammaliante title track “Hunter” e ben presto sguaina già la sua Telecaster per il rombante assolo dell’inno “Indies Or Paradise”. Da lì è un attimo ritrovarci tutti a intonare il coro di “As A Man” con l’atmosfera già infuocata e gli occhi sbarrati.
Quasi ci dimentichiamo che non sarebbe proprio sola sul palco; sarebbe un peccato, perché Mally Harpaz alle percussioni e tastiere e Alex Thomas alla batteria permettono alla nostra ex-bionda chitarrista di esprimere tutta la sua travolgente energia, offrendole un accompagnamento martellante che fa letteralmente decollare l’ultima fatica da studio in versione live. “Hunter” è infatti protagonista assoluto della serata: conteremo ben 8 brani su 10, a dimostrazione di quanto sia stato per la cantautrice un progetto davvero urgente e personale. Non è probabilmente un caso che il precedente - e, per chi scrive, largamente deludente - full-lengthOne Breath” venga saltato a piè pari, concedendoci come extra giusto i maggiori classici del folgorante esordio omonimo del 2011, accolti con grande entusiasmo dal pubblico.

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La voce di Anna dal vivo è semplicemente folle, incredibile. Ci sforziamo di fidarci delle nostre orecchie quando non batte ciglio nei saliscendi di “Suzanne & I”, o quando il suo timbro diventa grave e possente in “Desire”, come per voler dimostrare a tutti di non aver la minima intenzione di nascondersi dietro il muro di suono impressionante creato dai suoi fidi compari. Poi arriva l’eccezionale singolo “Don't Beat The Girl Out Of My Boy”, dal piacevole sapore Cure, e lì la aspettiamo al varco: riuscirà la minuta chanteuse a render giustizia a cotanto tripudio vocale che abbiamo apprezzato in studio? Inutile dire che non c’è trucco né inganno, mentre veniamo polverizzati dalle corde vocali di Anna, inginocchiata di fronte alle prime file mentre ruggisce come se ne avesse all’infinito, infine “irridendoci” mentre, a brano concluso, pronuncia con la proverbiale timidezza il più esile dei “thank you” ai presenti in delirio.

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Vorremmo che non finisse mai, purtroppo non si va oltre la sua canonica ora e un quarto di spettacolo, ma forse stiamo chiedendo davvero troppo a questa autentica leonessa: completamente immersa nella sua musica, non risparmia una goccia del proprio sudore mentre si rotola tarantolata sul palco duranta la chiusura in trip con l’omaggio ai Suicide di “Ghost Rider”. Come si può chiederle di più? Anna Calvi è questo, un intenso e improvviso squarcio nella notte, una fiammata fugace ma che lascia un segno indelebile.
Impossibile e imperdonabile perdersi uno spettacolo simile.

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Contributi fotografici di Irene Trancossi, Giacomo Bai e Pasquale Modica