Lontano dagli sfarzi del centro città, il parco dell’Idroscalo di Milano cela al suo interno il Circolo Magnolia, teatro della prima delle tre tappe italiane dell’anno degli Shame: appena raggiunto il sold-out con la data marzolina, il gruppo guidato da Charlie Steen ha infatti annunciato che porterà ancora il suo nuovo capitolo “Food For Worms” nel nostro paese a luglio, nella cornice dell’Arti Vive Festival a Modena e al SEI Festival a Corigliano d’Otranto. I primi partecipanti fanno capolino fin dal tardo pomeriggio, in attesa dell’apertura porte fissata per le 20, e iniziano a girovagare per il parco, all’interno del quale è facile incontrare Charlie che fuma una sigaretta pensieroso e in solitudine, e il resto della band e relative compagne che si rilassano in vista del live.
In perfetto orario, a scaldare l’atmosfera della serata da tutto esaurito sotto il tendone del circolo di Segrate sono gli assalti frontali contenuti in “Finally, New”, ultima fatica dei dinamici They Hate Change. Il duo hip-hop americano composto da Vonne Parks e André “Dre” Gainey (palese sosia del Will Smith dei tempi d’oro) campiona e miscela nelle sue basi numerose influenze, tra cui progressive, emo, jungle e happycore, facendosi notare per la sua energia e il modo di rappare aggressivo e serratissimo. L’effetto sortito sul pubblico è quello sperato: carico a pallettoni e pronto all’arrivo sul palco del quintetto di South London, diviso tra post-punk e indie-rock.
Chioma riccioluta e completo in stile militare, Steen attacca insieme ai compagni alle 21 e 30 spaccate con una doppietta micidiale, appartenente alla terza opera pubblicata a fine febbraio: il mix di linee melodiche di chitarra dell’insistente “Fingers Of Steel”, ruggita in faccia alle prime file, e la batteria fuori controllo della sfrenata “Alibis”, che vede il frontman surfare sulla folla. Ed è solo il primo dei tanti bagni tra i fan che lo attenderanno nel corso dell’esibizione.
Al dittico appena citato si agganciano efficacemente la bassline granitica e le rasoiate di “Alphabet”, per poi fare un balzo al debutto “Songs Of Praise”, dimenandosi sul fuoco incrociato della frenetica e vorticosa “Concrete”. Il lento e irresistibile crescendo punk-bluesy di “The Lick” vede Steen arrampicarsi a lato del palco, mentre sotto di lui deflagrano i riffoni delle chitarre di Eddie Green e Sean Coyle-Smith.
Tra le rincorse (e un ruzzolone iniziale) on stage del bassista Josh Finerty, il drumming feroce di Charlie Forbes e i gesti da direttore d’orchestra di Steen, si nota immediatamente un ottimo equilibrio nella scaletta, elemento che la band si prodiga sempre a modificare e differenziare per qualche dettaglio a ogni show, scegliendo in media una manciata di pezzi da ognuna delle tre opere all’attivo, ovviamente con un focus su “Food For Worms”. I riff garagistici e tritaossa di “Six-Pack” alzano nuovamente l’asticella e portano il gruppo a un terzo dell’esibizione, consegnando la parte centrale alle montagne russe rette principalmente dalla ruvida “Tasteless”, dai poghi della nevrotica “6\1” e dalle sferragliate di “The Fall Of Paul”, nella quale il cantante imbraccia la chitarra e si unisce al gruppo per l'esecuzione della coda strumentale.
Si rallenta con i cori cantati a squarciagola durante il pezzo forte “Adderall”, che inaugura anche l’ultima tranche spaziale di brani offerti dal quintetto britannico, uno migliore dell’altro. Si susseguono l’irruenta “Water In The Well”, l’inno generazionale e sfogo liberatorio “One Rizla”, i virtuosismi della traccia di spicco di “Drunk Tank Pink” “Snow Day”, fino all’annuncio di un regalo al pubblico, ovvero la splendida ballad dagli umori emo “All The People”, suonata di rado dalla band a detta dello stesso Steen e come testimoniato dalle scalette dei concerti precedenti.
La chiusura è affidata alla scatenata “Gold Hole”, che segna anche l’ultima “passeggiata” sul pubblico, con annesso crowd surfing finale, per il frontman.
Gli Shame si confermano un progetto imperdibile anche (e soprattutto) nella loro dimensione live, nella quale si fa il pieno di adrenalina tra versi taglienti e sferzate strumentali che suonano come ceffoni in pieno volto. Una centrifuga emozionale dalla quale si esce più leggeri, come se si fossero sfogate le proprie ansie e frustrazioni quotidiane con un vecchio amico.
Fingers Of Steel
Alibis
Alphabet
Concrete
The Lick
Six-Pack
Tasteless
Burning By Design
6\1
Born In Luton
The Fall Of Paul
Adderall
Water In The Well
One Rizla
Snow Day
All The People
Gold Hole