12/07-21/07/2024

Umbria Jazz 2024

Arena Santa Giuliana, Perugia


Dopo l'exploit della scorsa edizione - che ha celebrato il mezzo secolo di vita di Umbria Jazz, con artisti come Bob Dylan, Herbie Hancock, Ben Harper e Paolo Conte - ci si poteva immaginare un cartellone più contenuto per la rassegna del 2024 e così è stato, almeno per quanto riguarda la popolarità e il blasone dei nomi inseriti in programma. La presenza di artisti meno "roboanti" non ha comunque influito sulla qualità della proposta, che - al di là dei numeri da record - si è mantenuta sempre alta, coinvolgente e soprattutto stimolante per il pubblico di Perugia. L'eterogeneità delle origini musicali degli artisti che si sono esibiti nel main stage dell’Arena Santa Giuliana ha infatti conferito al programma di Umbria Jazz 2024 una varietà che - a dispetto delle usuali polemiche dei “puristi” - rappresenta per il festival perugino, edizione dopo edizione, un valore sempre più marcato e peculiare.

Capossela e Galliano hanno aperto le danze con due spettacoli perfettamente coesi, mentre Lenny Kravitz, nella seconda serata, ha trascinato dodicimila spettatori, nonostante il caldo torrido, a saltare e cantare all'unisono, celebrando il rock e la carriera di un artista con ormai quasi trentacinque anni di musica alle spalle. La straripante energia dei Cha Wa e la calda voce di Raye hanno levigato con tinte funk, R&B e hip-hop il passaggio dal rock elettrico di Kravitz al jazz del quartetto Potter, Mehldau, Patitucci e Blake. Al giro di boa, Lizz Wright, con la sua voce calda, evocativa e penetrante ha tinto di blues le pietre medievali di Perugia, le stesse su cui la sera del 17 si sono riflesse le luci del caleidoscopio dei Toto, tornati in Italia per le quattro date del Dogz of Oz Tour 2024.
Le tre serate finali hanno visto avvicendarsi sul palco Chucho Valdes, Roberto Fonseca, Veronica Swift, Nile Rodgers & Chic, Pacific Mambo Orchestra e Djavan. Un programma che nelle altre venue - i palchi di Piazza IV Novembre, dei Giardini Carducci e della Galleria Nazionale dell’Umbria, ma soprattutto lo stage del Teatro Morlacchi - ha onorato nome e tradizione con artisti jazz di tutto rispetto come - per citarne solo alcuni - Paolo Fresu, Kenny Barron Trio, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Enrico Rava e Charles Lloyd Sky Quartet.
Di seguito l’approfondimento di due concerti che hanno impreziosito il programma di Umbria Jazz 2024 all’Arena Santa Giuliana, quello di Vinicio Capossela – nella serata d’apertura del 12 luglio – e quello di Raye, di domenica 14 luglio.

Vinicio Capossela (12 luglio)


Si apre con Vinicio Capossela la cinquantunesima edizione di Umbria Jazz. Nella cornice più importante del festival, quella dell’Arena Santa Giuliana, il rabdomante menestrello dell’Irpinia si è cimentato in un rifacimento integrale del suo terzo album in studio: "Camera a Sud", un disco che – come dichiarato dallo stesso Capossela – durante la gestazione ha risentito molto delle frequentazioni perugine dell’autore. Lo si deduce non solo dalla connessione che intercorre tra i tredici brani dell'album e il repertorio di standard jazz da cui attinge, ma anche – e soprattutto – dall’omaggio rivolto a Sergio Piazzoli per ricordare un sodalizio a cui Capossela deve moltissimo, non soltanto dal punto di vista professionale, ma anche e soprattutto da quello umano. Un doppio anniversario da celebrare, dunque, quello dei trent’anni dall’uscita del disco e quello dei dieci anni dalla scomparsa del promoter umbro.

Prima di Capossela - e poi accanto a lui, in una esecuzione di "Modì" toccante e fuori contesto - le celebri e magistrali dita di Richard Galliano, che hanno impreziosito un concerto chiaramente rivolto al passato, ma senza nostalgia, trainato dalla riconoscenza e dal ricordo che si affida al cuore piuttosto che alla mente.
"Sopporta con me, mio Signore; gli eventi precipitano, le tenebre sprofondano", queste le prime parole proferite sommessamente sul palco da Capossela, recitando in italiano l’inno di Henry Lyte, che, secondo alcuni sopravvissuti del Titanic, l’orchestra del transatlantico continuava imperterrita a suonare mentre la nave cadeva a picco verso gli abissi dell’Oceano.

vinicio3_600_02.
Il susseguirsi di una canzone dietro l’altra, in ordine quasi pedissequo rispetto alla tracklist di "Camera a Sud", conduce alla trascinante "Che coss'è l'amor" – apprezzatissima dal pubblico dell’Arena – e, subito dopo, alla reinterpretazione di "Estate" di Bruno Martino, che l’artista irpino dedica a quella che lui stesso ha definito "la stagione peggiore dell’anno". Trascinante la versione quasi free jazz di "Furore", mentre tra le tante canzoni “notturne” di "Camera a Sud", spicca "Il Fantasma delle Tre", riproposta al pubblico di Umbria Jazz nella sua versione originale, caratterizzata da tinte noir e crime mai finite nel disco, ma che Capossela confessa di apprezzare molto di più. L’atmosfera notturna, impreziosita dagli assoli di hammond di Teo Ciavarella, lascia il posto all’aurora con la bellissima "Tornando a casa" e ai ritmi cubani con la spavalda "Guiro".
Naturale la chiusura del concerto con la title track. "Non c’è mese migliore di luglio per eseguire 'Camera a Sud'" dice Capossela, prima di spostare le dita dai riccioli neri ai tasti del pianoforte. "Che sudati è meglio", recita d’altronde il ritornello, "il morso è più maturo, la fame è più fame, la morte è più morte".

Quando esce dal palco e poco dopo ritorna, per un bis acclamato dagli spettatori dell’Arena, Capossela ha in mano un calice di vino e indossa una nuova maglietta. È quella nera, classica di Umbria Jazz, da lui accuratamente modificata in “Ubriachezz” per strappare un sorriso a tutti. E con lo steso sorriso, dietro cui si cela la recondita e insormontabile difficoltà di riempire l’assenza di un amico, esegue "L’Absent" di Gilbert Bécaud per ricordare il compianto Piazzoli.
L’ultimo pezzo in scaletta richiama la folla, come è normale che sia, dalle sedie al palco, per il gran finale. “All’una e trentacinque circa” risuona tra il fragore degli applausi e lo farà, in maniera più sommessa e intima, qualche ora dopo, in piena notte, in una jam session all’interno di un locale del centro, improvvisata da Capossela e Piero Odorici con i ragazzi della Berkley College of Music. Effetti collaterali e magici di un festival che con la sua musica invade la città, nel suo cuore e nelle sue arterie, così come nei suoi più piccoli e nascosti capillari.

Raye (14 luglio)

Nella terza serata di Umbria Jazz 2024 l’Arena Santa Giuliana ospita Rachel Agatha Keen, in arte Raye, classe 1997, artista poco conosciuta in Italia, ma già consacrata nel Regno Unito, dove ha collezionato in un battito di ciglia sei Brit Award, un doppio disco di platino, cinque dischi di platino, quattro d’oro e quattro d’argento.
L’artista di South London si presenta sul palco di Umbria Jazz con uno stile retrò, un caschetto nero e un abito bianco e candido come la scenografia che adorna il palco alle sue spalle. Due grandi vinili fanno da cornice alla sezione ritmica dell’orchestra, formata complessivamente da dieci elementi: quattro fiati, batteria, percussioni, chitarra, basso e due tastiere.
Quello di Perugia è l’unico live in Italia di Raye, ma ciò che più importa all’artista inglese - rigorosamente a piedi scalzi, come accadde durante la serata dei Brit Award - è comunicare al pubblico del Santa Giuliana tutta la gratitudine che nutre nei confronti della vita, frutto della consapevolezza che ciò che le si presenta davanti - a Perugia, così come in tutte le altre date del suo tour - non è scontato, ma straordinario, soprattutto per una donna come lei, che ha dovuto lottare non poco per vincere la battaglia artistica contro la sua ex-major, prima di affermarsi, lasciandosi alle spalle direzioni imposte e compromessi. Una soddisfazione non da poco, che a Perugia, in questo festival, che nella sua storia ha ospitato tanti idoli e riferimenti artistici di Raye, vale anche un po’ di più.

umbria_jazz_raye_arena_s.giuliana_14724_ph_g.belfiorer10607191721040145333.jpg_600_01
Raye parla molto, dice di adorare l'Italia, di aver mangiato benissimo e tantissimo da quando si trova qui. È evidentemente e autenticamente emozionata. Si commuove spesso e alterna l’esecuzione dei suoi brani – prevalentemente tratti dal suo ultimo "My 21st Century Blues" – a lunghe chiacchierate con il pubblico, condividendo non soltanto gioie, ma anche dolori. Toccante in questo senso l’esecuzione di "Mary Jane" e di "Ice Cream Man", la prima introdotta da un assolo di tromba su un loop di chitarra ipnotico, la seconda da un monologo durante il quale l’artista britannica ha definito il brano "il più triste mai scritto nella mia vita".
In particolare, durante l’esecuzione di "Ice Cream Man" la funzione terapeutica della musica si esprime in maniera evidente tra gli spettatori della platea, come rito individuale - o di gruppo, se si preferisce – che se non riesce a guarire le ferite più profonde, come quelle di una violenza sessuale subìta, quantomeno è in grado di sprigionare la potenza lenitrice del dolore affrontato e poi condiviso.

Dura appena un’ora e mezzo, la performance di Raye a Perugia, ma con la sua voce e la sua straordinaria estensione, la ragazza di Tooting, ha saputo rapire il pubblico di Umbria Jazz, alternando pezzi propri a cover celebri, come la magnifica "It’s a Man’s World" di James Brown.
Sul finale del concerto l’andamento crepuscolare di "Black Mascara" - nel cui incedere iniziale richeggiano le tinte del pop barocco di Lana Del Rey - si evolve ben presto in un brano techno, che trasforma l’Arena Santa Giuliana in una vera e propria discoteca a cielo aperto. Tuttavia, la bomba deflagra davvero, com’è normale che sia, con "Escapism", il brano più celebre di Raye, che si presenta sotto forma di unico bis della serata. "Grazie dal profondo del mio cuore, spero di rivedervi molto presto", dice, mentre scompare dietro le quinte del Santa Giuliana, insieme alla sua potente voce e al sorriso di chi, nonostante tutto, sa di avercela fatta.



Setlist

Vinicio Capossela

Abide with me
Non è l'amore che va via
Zampanò
Amburgo
Modì (con Richard Galliano)
Che coss'è l'amor
Estate (Bruno Martino cover)
Furore
Il mio amico ingrato
Fatalità
Camminante
Ma l'America…
Il fantasma delle tre
Tornando a casa
Guiro
Camera a sud

Encore

L'absent
All’una e trentacinque circa

RAYE

Intro
The Thrill Is Gone
Hard Out Here
Worth It
Mary Jane
Ice Cream Man
Genesis
It's a Man's World (James Brown cover)
You Don't Know Me (Jax Jones cover)
Secrets
Black Mascara
Prada (cassö, RAYE, D-Block Europe cover)

Encore

Escapism

Umbria Jazz 2024 su Ondarock

Vai alla scheda artista