Burt Bacharach, classe 1928, è stato tra i più grandi compositori di musica popolare del XX secolo e le sue melodie - lievi, ma complesse - sono da considerarsi tra le più inconfondibili del grande canzoniere americano. Un personaggio raccontato in musica dal documentario “Burt Bacharach, A Life In Song”, in onda martedì 4 giugno alle 23.10 su Rai 5.
Il film si può vedere anche per un solo giorno su RaiPlay a
questo link.
Il documentario propone un concerto-tributo del 2015, in cui le nuove leve della musica inglese si sono cimentate in alcuni dei suoi classici: Alfie Boe,
Sophie Ellis-Bextor, Shaun Escoffery, Rebecca Ferguson, Justin Hayward,
Michael Kiwanuka, Laura Mvula, Joss Stone.
Nella seconda parte, Bacharach stesso accompagnandosi al pianoforte guida la sua band nelle indimenticabili "The Look Of Love", "Arthur's Theme (The Best That You Can Do)", "What's New Pussycat", "April Fool", "Raindrops Keep Falling On My Head", con un gran finale corale, "That's What Friends Are For”.
Nel mondo effimero eppur dorato della
pop music pochi tra gli addetti ai lavori possono reclamare lo status di genio.
Brian Wilson,
Paul McCartney,
Phil Spector sono sicuramente geni che hanno saputo trasportare e trascendere l'effimero sogno adolescenziale della canzonetta "pop" in arte. E per arte si intende in questo caso non semplice evasione, ma conoscenza sia emotiva che spirituale tesa a cercare "una gravitas", "una pienezza", nello spazio ristretto dei pochi minuti della "canzonetta". Ma se dovessimo individuare colui che più di tutti ha glorificato l'arte della bellezza, del raccoglimento intimo, pudico, della profondità delle emozioni più grandi e piccole riunite magicamente insieme, sceglieremmo Burt Freeman Bacharach, il mistico esploratore ebreo perso nella Shangri-La del suo
Lost Horizon.
Bacharach è George Gershwin che incontra Duke Ellington nella nascente
pop music. Mentre i due citati saldano la musica colta alla tradizione blues-jazz, Bacharach va oltre, unendo le due componenti anche alla
popular musical, ampliandone così orizzonti e prospettive. Bacharach si pone in questa veste come primo genio anomalo del "pop", un genio poco moderno e poco appariscente, poco loquace e poco rock, troppo bello-borghese perché potesse creare clamori in quell'America anni 50-60 infiammata dal nuovo credo del rock'n'roll , a suo modo un anti-eroe che ha trasportato la
pop-song su strade nuove. Come giustamente dice Robin Platts: "...semplici emozioni si traducevano in musiche e parole costruite ad arte, canzoni che erano davvero molto più complesse di come suonavano. Bacharach le faceva apparire facili, ma non lo erano. Aveva spinto il
songwriting verso nuove, eccitanti frontiere, con un uso innovativo di parole, ritmi e melodie".
La grandezza della musica di Bacharach dischiude arcane emozioni, lievi e allo stesso tempo inquietanti con la leggerezza del suo tocco
bach-arachiano unico e inconfondibile. Non c'è musicista pop o rock o jazz che non si sia inchinato al suo talento: da
Frank Zappa che ne ammirava la sofisticatezza (“prima di lui ben poco era stato fatto nel pop americano nell’ambito delle armonie bitonali e politonali”, gli riconoscerà), a
Brian Wilson, che lo ha eletto come suo
songwriter prediletto, agli
Steely Dan ("Io e Walter Becker eravamo grandissimi fan dei dischi di Burt, ci hanno influenzato profondamente", rivelerà
Donald Fagen a Melody Maker nel 1993) a Stan Getz e McCoy Tyner, che hanno inciso due separati album tributo dallo stesso titolo ("What The World Needs Now"), e a una schiera di musicisti così disparati che citarli tutti sarebbe impossibile:
Rem,
Elvis Costello (con cui produrrà l'immenso "
Painted From Memory"),
Mark Hollis, Diana Krall,
Sterelolab, Luther Vandross,
Love,
Oasis,
White Stripes,
Pretenders,
Laura Nyro,
Belle and Sebastian,
Cardinal,
Divine Comedy, Kyoto Jazz Massive, Isaac Hayes, di cui bisogna ricordare la strepitosa cover di "Walk On By" nell'album "
Hot Buttered Soul", curiosamente coverizzata anche in versione post-punk dagli
Stranglersnell'Ep allegato all'album "Black & White" del 1978... la lista sarebbe davvero infinita.