Gli Specials compongono la loro formazione storica in quel di Coventry, Inghilterra, agli inizi del 1979, ed essa comprende: Terry Hall (canto), Lynval Golding (chitarra), Roddy Byers (chitarra), Neville Staple (canto), Horace Panter (basso), Jerry Dammers (tastiere e principale compositore), John Bradbury (batteria).
In una città sprofondata nel degrado a causa di disoccupazione e scontri razziali, il gruppo si propone in chiave esplicitamente antirazzista: due membri sono neri, la musica è un misto di elementi bianchi (il punk) e giamaicani (ska e reggae, ma anche il soul e l'r'n'b afroamericani), il logo della etichetta Two Tone è una scacchiera.
Il gruppo inizia con una serie di cover rock e reggae, sulla scia del successo ottenuto in Inghilterra dai lenti ritmi giamaicani di Bob Marley, già adottati dai Clash di "Police And Thieves", ma presto finisce per recuperare lo ska, veloce miscela di musica caraibica e r'n'b americano che aveva avuto origine in Giamaica prima dell'esplosione del reggae, con gli Skatalites, i Maytals, i primi Wailers.
Lo ska è più vicino alle radici tipicamente r'n'b inglesi e si presta quindi a essere unito al nuovo rock, il punk, in una miscela che si rivela esplosiva fin dal primo 45 giri, "Gangsters"del 1979.
Si tratta anche di un fattore culturale: la band impone un look basato su completi e cappelli "bluebeat"e si riconnette così anche visivamente alla scena mod originaria degli anni Sessanta, ora vicina a quella skinhead, innestando in essa il proprio messaggio interrazziale ed egalitario.
Ben presto la band arriva ad avere un largo seguito dal vivo grazie alla capacità di aggregazione sopra descritta e all'energia delle esecuzioni live, giungendo quindi al traguardo del primo Lp, prodotto addirittura da Elvis Costello, astro emergente della scena rock inglese, e arricchito dai fiati di Rico Rodriguez, membro originale degli Skatalites.
"The Specials" propone significative riletture di brani del passato, accanto a brani autografi. Tra le prime la pigra e accattivante "A Message To You Rudy" (di Dandy Livingstone), destinata a diventare singolo, l'energica "Monkey Man" (dei Maytals) e la più cadenzata e vicina al rock-steady "Too Hot" (di Prince Buster).
Se però il produttore sembra spingere verso il recupero dello ska originale, la band punta invece sull'ibrido col rock, incarnato nei brani originali dalla verve del cantante Terry Hall, decisamente memore della scuola dei Clash, e dai testi di Dammers. Dice oggi Hall: "La vedevo come un'occasione per dire qualcosa, perché se stai dietro un microfono la gente ti ascolta e nessuno aveva ascoltato me. Gli insegnanti non ascoltavano, la famiglia non mi sentiva, ma all'improvviso la gente comiciò a prestare attenzione". Ecco quindi le più ruvide (Dawning Of A) New Era" e "Nite Klub", tanto trascinanti nella musica quanto sarcastiche e pungenti nelle parole. La seconda presenta ai cori la cantante dei Pretenders, Chrissie Hynde, ed è un modello della fusione tra ska e punk.
Se "Stupid Marriage", recitata da Neville, trasferisce la figura del "rude boy" giamaicano nel contesto inglese con una sorta di scenetta comica, altri testi si rivelano latori di un messaggio forte, tanto più in quanto veicolato da una musica vitale e allegra, che allontana ogni sospetto di predica ai giovanissimi ragazzi del pubblico. "Concrete Jungle", dominata dalla chitarra di Byers quanto dalle ritmiche in levare, descrive infatti la violenza che pervade le strade di una Coventry piena di disoccupati, dove basta poco a far scoppiare una rissa, tracciando quindi un amaro parallelo con la Kingston di Marley. "Doesn't Make It Alright" condanna invece senza mezze misure il razzismo, fomentato dalla forte immigrazione e dalla cattiva situazione economica che sembra spingere il proletariato inglese a una sorta di guerra tra poveri.
"It's Up To You", dotata di ritmi reggae e briosi passaggi d'organo, riguarda più in generale lo spirito della band, duro e puro e senza compromessi come vuole il punk, e apre di solito i concerti come un manifesto programmatico, il simbolo di una formazione autentica, in cui la gente possa credere e identificarsi.
Con una delle melodie più riuscite del disco, "Too Much Too Young" racconta infine la storia triste dei giovani del posto che sono costretti dalle circostanze a bruciare tutte le tappe della vita, trovandosi con una famiglia da mantenere a un'età in cui si dovrebbe pensare a divertirsi.
In questi brani si rivela un atteggiamento duplice, che contempla da una parte il rispetto e il proseguimento di una determinata tradizione musicale, dall'altra la sua contaminazione con nuovi linguaggi, la sua attualizzazione. "Little Bitch", per esempio, riesce a far convivere agevolmente lo ska con un riff di pura matrice Rolling Stones, mentre "(Dawning Of A) New Era" attacca con una schitarrata che deriva dal Mick Ronson di "Hang On To Yourself" via Sex Pistols (o Jam) per poi ritornare ai consueti stilemi giamaicani, mantenendo però un ritmo al fulmicotone. Negli anni Novanta l'avrebbero definita un'impostazione crossover, mentre in fondo si tratta del sano rinnovamento nella continuità perpetrato da sempre nella black music.
La forza di musica e parole è tale da creare un fenomeno, portando al successo l'album, trasforma i concerti in bolge di energia positiva popolate da fan che seguono la band come una tribù itinerante, e lancia la etichetta Two Tone nel sogno di creare una nuova Stax in Inghilterra.
Intanto lo ska revival vede sorgere gli astri di nuove formazioni destinate a fare la storia del genere, come i Madness, The Selecter, The Beat e il gruppo al femminile The Bodysnatchers.
Durante il tour, alla Brunel University, un gruppo di neo-nazisti viene cacciato fuori dalla sala dagli stessi membri della band, che, ritornati sul palco, intonano i versi di "Doesn't Make It Alright": "Solo perché sei un ragazzo nero/ solo perché sei un ragazzo bianco/ non significa che devi odiarlo/ non vuol dire che dovete scontrarvi".
Lo slancio della band produrrà un altro Lp, "More Specials", nel 1980 e soprattutto un singolo destinato a diventare inno generazionale, "Ghost Town", ritratto di quella città disastrata e di quella voglia di riscatto che avevano acceso già la miccia del primo album.
Purtroppo, le tensioni interne porteranno a una scissione del gruppo, che vedrà un terzo album prodotto a nome Special Aka (col pezzo forte "Nelson Mandela") e poi un graduale oblio.
Oggi, nel 2008, si parla di una possibile reunion della band originale per una serie di concerti, accompagnata dalla ristampa rimasterizzata degli album storici.
In un'Europa scossa dalla difficile convivenza coi nuovi migranti, sarebbe bello ritrovare il messaggio degli Specials, ma soprattutto sentirlo rivivere in forme musicali altrettanto innovative.
30/11/2008