La band continua a sperimentare e a dimostrare di saper suonare ottima musica, senza essere schiava di una particolare corrente. "A Natural Disaster" può essere definito un album imprevedibile, poetico e altamente emozionante. Emozioni che non possono essere trattenute di fronte a una voce come quella di Vincent Cavanagh. Tastiere mai troppo nascoste, e mai troppo presenti. "Un giusto mix di echi e sonorità ambientali che rendono l’atmosfera qualcosa di magico ma anche brutalmente palpabile e reale, tendendo verso stati d’animo altalenanti, estremi e da vivere tutti d’un fiato", come ha dichiarato la stessa band.
La traccia iniziale, "Harmonium", è da considerare come una introduzione al mondo surreale che gli Anathema hanno saputo disegnare; un soffuso incantesimo di luci e colori che porta la mente a viaggiare. Proseguiamo in "Balance" fluttuati dall'intro di tastiera, cui si aggiungono pian piano colpi di batteria e una voce sospirata, seguita da un mix di chitarre e sonorità psichedeliche pronte a farci vivere le emozioni e la rabbia della terza traccia, "Closer". Un vocoder apre il brano, subito incalzato da una sequela di vibrazioni elettroniche, percussioni ossessive e grida remote, che sembrano provenire da un altro mondo.
Finalmente giungiamo ad "Are You There". Brano dolcissimo, cantato dal chitarrista David Cavanagh, che riecheggia sonorità e ambientazioni floydiane. La traccia seguente, solo strumentale, rappresenta una nuova porta per farci entrare completamente all'interno dell'album per portarci verso "Pulled Under At 2000 Meters A Second", dove sembra di essere su un treno velocissimo e in picchiata che conduce verso il buio più totale. E finalmente giungiamo alla parte finale del disco con tre canzoni superbe: "A Natural Disaster", "Flying" ed "Electricity". Tre canzoni dolcissime, che ci cullano e ci fanno sognare. La title track è cantata da una delle voci femminili più belle della scena attuale internazionale: Lee Douglas, sorella del batterista John Douglas, con all’attivo diverse esperienze jazz, che darà una mano anche in "Electricity" come seconda voce. "Un canto angelico che serve a farci scoprire che a volte il Disastro Naturale siamo solo noi, nella nostra impossibilità di cambiare ciò che è stato", come hanno spiegato gli stessi Anathema.
L'album si conclude con "Violence", un pezzo strumentale di 10 minuti che però non aggiunge niente di nuovo e poteva tranquillamente essere trascurato.
"A Natural Disaster" è un disco dai temi autunnali, che ci fa piangere e sognare per portarci prima nel mondo dei sogni, poi essere in quello della nuda e cruda realtà. Diversi echi e lontani riferimenti ai Pink Floyd e ai Radiohead, ma senza mai sfociare in una banale copiatura, anzi, mantenendo sempre il timbro peculiare della band. Nota di merito anche per lo splendido artwork, ad opera dello straordinario Travis Smith.
(25/10/2006)