Il titolo di questo terzo album del messicano Murcof (al secolo Fernando Corona) è quanto mai identificativo delle sensazioni che trasmette la musica prodotta, così come degli elementi con cui è realizzata e di come sono utilizzati. Giunge dopo una lunga lavorazione, a seguito di un esordio che fece notizia, "Martes" del 2003 (sempre per l'ottima Leaf), e di un album contenente tracce mai edite su cd e remix prestigiosi, "Utopia", dello scorso anno.
Murcof è un artista solitario, e se anche la sua musica ha fatto il giro del mondo, e si presta a essere apparentata a colleghi più glamour e chiacchierati, l'origine delle sue opere è frutto di un lavoro autodidatta e in virtù di questo ancora più certosino e preciso della media. Se in passato la sua produzione è stata definita "l'incontro perfetto tra minimal techno e musica classica", in quest'ultimo lavoro Murcof vuole un suono che non si accontenta di giocare tra tesi e antitesi, ma cerca, non senza affanno, la sintesi.
Il risultato è un'opera che ha nella produzione, nell'attenzione per i dettagli e nell'equilibrio tra le parti uno dei suoi punti di forza: tutto manifesta una cura da vero amanuense della musica moderna, caratteristica più comune a un vero e proprio compositore classico che a un "semplice" musicista minimale.
Murcof dimostra di essere completamente slegato dai generi, persino dal prepotente genere elettronica.
Nonostante il disco sia fatto da campionamenti di varia natura, che lui costruisce e assembla in completa solitudine, a volte il digitale sembra sparire del tutto ("Resignacion"), mentre altrove rimane come motore immobile della composizione ("Rios").
In "Rostro", Murcof lavora sulle pause, ma in tutto il disco la pausa, il silenzio, è parte viva della composizione stessa, come per Canavarro e per i grandi maestri della musica elettronica.
"Reflejo" è un'armonizzazione di fruscii digitali, con sequenze di archi e pianoforte in equilibri in parte onirici, evanescenti, in parte densi come l'eco di un gocciolìo.
Impressiona come un campionamento di archi riesca a creare un incrocio di piani di escheriana precisione, provocando una tensione emotiva quasi struggente.
Ma tornando al tema introdotto dal titolo, la musica contenuta in "Remembranza" si presta magnificamente a essere una musica del ricordo; come i ricordi infatti, essa è sì ricca di elementi famigliari e facilmente riconoscibili, ma questi si manifestano in maniera slegata e improvvisa, a volte richiamandosi a vicenda, sebbene alla fine coerente e sensata.
Murcof ama unire silenziosamente i suoi dischi con il filo semantico della lettera iniziale, mantenendo l'eccezione dell'ultima traccia: in "Martes" fu la "M", in "Utopia" la "U" e quest'anno ovviamente la "R".
Chiude il disco infatti la spuria "Camino", che riprende e riassume le voci ipnotiche degli archi provocando in chi ascolta un turbamento metafisico da "music for films".
Non a caso, a volte questo disco si avvicina a un ambient dalle atmosfere oscure ("Recuerdos", "Ruido"), ma per luoghi che sono più della mente che del mondo che ci circonda: e i luoghi della mente, si sa, hanno un senso anche quando comprendono in sé episodi eterogenei.