La numerosa formazione a sei elementi viene subito giustificata dal breve brano che introduce il disco, ricco di effetti, riverberi, delay di chitarre e tastiere, un suono corposo, potente e coeso come è stato insegnato dal movimento shoegazer inglese o da certo post-rock alla Mogwai. La vera e propria canzone di apertura, "On And On", riesce a coniugare l'intimismo degli ultimi Piano Magic con i muri di chitarra dei Ride, questi ultimi rintracciabili soprattutto nella potente accelerazione del ritornello; il pezzo è classicamente d'impatto come si richiede a un brano che deve introdurci al mondo musicale creato da un album e si rivelerà come uno dei più belli del disco.
Lo stile dello storico gruppo shoegaze britannico emerge a metà album chiaramente anche in "He'S A DeepDeep Lake", mentre in altri pezzi possiamo notare i debiti dei Film School, consapevoli o meno che siano, verso la new wave o il dark di 20 e passa anni fa: così la linea di basso discendente di "Harmed", altro brano molto bello, omaggia Peter Hook, il ritornello epico di "11:11" riceve il testimone dai Chameleons di Mike Burgess, e, proseguendo di digestioni in digestioni, possiamo ritrovare tracce di dilatazioni "post" nell'eterea "Sick Of The Shame".
Arrivando alla conclusione dell'album, i Film School diminuiscono la potenza dei brani a favore di atmosfere eteree: "Like You Know" è una malinconica e dilatata ballata, ricca di chitarre sovraincise ed effetti tesi a creare un muro dolce e allo stesso istante impenetrabile; l'ultimo pezzo del disco invece, "P.S.", è un mid-tempo lievemente venato di psichedelia che rimanda anche al rock timido e discreto di gruppi come Yo La Tengo o Grandaddy.
Oltre alla qualità dei brani, di positivo c'è che i Film School dimostrano potenzialità in grado di evolversi in diverse direzioni, e, in attesa del futuro prossimo, confezionano un disco di cui magari sarà difficile innamorarsi realmente, ma che senza dubbio è molto piacevole e dotato di uno stile ibrido meno banale di altri in circolazione, capace di accontentare una varietà di gusti e di generazioni non indifferente.
(19/12/2006)