Acquisita la giusta visibilità grazie al suo ormai mitico show di Arezzo Wave 2005, la Miss entra in contatto con la Temporary Residence per dare un seguito alla sua prima raccolta di canzoni-pallottola. Il risultato è un album, "Odi Profanum Vulgus Et Arceo", in buona parte analogo al precedente: sedici tracce, venti minuti scarsi di durata, estetica sesso-femminista roboante. Il contenuto - indicizzato da titoli di traccia degni dello Stevens di "Illinois" ( cfr. ) - ha però una qualche forma di professionalità, finanche di musicalità, in più. Si veda, in questo, la cassa rotterdam e le alchimie da Cibo Matto dell’ ouverture di "Flanger When You Die", o il numero industriale di "How To Use A Good Idea", o la brevissima linea melodica schiantata da mareggiate di suono analogico di "Albanian On Radar".
A prescindere da questi prodigi di produzione, Violetta ha dalla sua parte una carica esplosiva tale da personalizzare il suo dictat hardcore. "The Man Who Shot At The Squirrels" è speed-core concitatissimo, ma sgretolato in mille rivoli atonali, "Amelie Free Youth" è un coacervo di frustate hip-hop Cypress Hill, strilli e grida straziate, distorsioni a iosa (e pure un divertissment-noise in chiusa), e "I'm Wolverine" è puro goa-punk Alec Empire-iano con beat spezzato e sgolate da malata mentale. Il breakbeat grintoso di "We Had A Riot" e, sulla falsariga, "I Can't Believe" (in cui il collante è proprio la voce di Violetta, una specie di Kathleen Hanna nel mezzo di una crisi di nervi), fanno vagamente tirare un sospiro dopo tanta violenza.
"The Umbearable Lightness" è addirittura macchiettismo foxcore non distante dalla collega Tying Tiffany, ma con il tempuscolo hardcore da Kevin Blechdom di "Indie Bad, Gabber Good", le Raincoats nel frullatore analogico di "I'm The Tiennamen Square Guy", la ripetitiva danza moderna di "Welcome To The Land Of Quality Snare" e il drill’n’bass eretico dei Teenage Jesus di "Adolf Hitler's Emotional Side", il disco torna a mostrare i denti.
Primo (supremo) esempio, le Shaggs (1969). Secondo, Miss Violetta (2006). Eresia per eresia, ci si deve accontentare di quello che viene. E cioè: l’elettronica non è che un mezzo (uno dei tanti a disposizione di questa artigiana dell’impatto sonico) con cui esternare sindromi pre-mestruali, divertimenti fini a sé stessi, godibilità poverella ma da cui suggere l’intera polpa. Riassuntino sconclusionato e confusionario di una qualche via afferente al baccano fai da te, anche se la produzione nuova di zecca fa di tutto per dimostrare il contrario. Ci saremmo aspettati un contratto con il giro Chicks On Speed, ma così va anche meglio. Il titolo (doppia citazione di Orazio e del "Satyricon" di Petronio), guarda un po’, recita così: "Odio e rifuggo gli ignoranti".
(28/09/2006)