Uno dei musicisti italiani più attivi degli ultimi anni, Fabio Orsi si è creato un piccolo seguito grazie ad alcuni lavori di un certo interesse.
Oggi, dopo le collaborazioni con Gianluca Becuzzi e My Cat Is An Alien, in "Picture Myself In A Cloud (Speaking Through Thought)", esordio per la Ruralfaune, l'artista di origini napoletane è al cospetto dell'ennesima scenografia ambient-drone, qui messa su con pazienza certosina, attraverso l'accumulo di sonorità "minime" che si rincorrono, lente e ipnotizzate, dentro un vortice a gravità zero.
Suddivisa in due movimenti, l'opera si apre, infatti, in puro stile Stars Of The Lid: droni sospesi e muraglie ondulate di pace interiore, con una micro-figura di chitarra elettrica ad accennare appena una volontà dislocante, una tensione sbilanciante. E in effetti succede poco o nulla, se non la semplice, minimalistica ripetizione di un'evanescenza distillata, metafora di un eden perduto e ricercato con tutto l'ardore possibile.
Ma è un "poco o nulla" che ci restituisce la possibilità di innalzarci, ancora una volta, verso dimensioni oniriche che, quando decodificate, nel secondo movimento, vengono completamente trasfigurate in pura magnificenza dronica, con tanto di voci filtrate a decantare un mantra misteriosamente "alieno".
Un viaggio intergalattico che spinge in direzione di abissi inconsci e che, pur mantenendosi all'interno del circolo ascesa/stasi (senza, quindi, innovazioni di rilievo), riesce, pur tuttavia, e grazie a un'ispirazione mai sopra le righe, a farci sentire da vicino tutto il mistero di una vita appesa nel vuoto e nel vuoto destinata a perire.
09/06/2008