Tricky

Knowle West Boy

2008 (Domino)
trip-hop, black
6.5

Knowle West è un quartiere di Bristol; un postaccio sconsigliato da tutta la popolazione ma con una comunità molto attaccata, come una grande famiglia. Qui è cresciuto Adrian Taws, al secolo Tricky, a giudizio di chi scrive, il più grande artefice della rivoluzione trip-hop di inizio Novanta. La sua carriera solista (dopo gli esordi nei Wild Bunch, ovvero l’embrione dei Massive Attack) consta di ben sette album in studio che, nell’arco di tredici anni, hanno portato Tricky Boy a toccare di tutto: hip-hop di stampo americano, atmosfere “da strada”, trip-hop, elettronica scurissima, art-wave.
“Knowle West Boy” è il ritorno dopo cinque anni di silenzio e sembra tirare le somme di questa lunga e discussa carriera.

“Volevo tornare alle mie radici, ripartire dai miei sobborghi, da Knowle West appunto, che è il quartiere di Bristol dove sono cresciuto, da flash legati alla memoria […] e suonare in maniera fresca, diretta”: la dichiarazione d’intenti dello stesso autore è l’introduzione migliore per parlare di questo disco. Tricky abbandona le atmosfere e gli intenti degli ultimi lavori per buttarsi direttamente nel passato: il primo singolo “Council Estate” sfodera un’agguerrita ritmica wave su un cantato arrabbiato e nervoso dello stesso autore, per la prima volta da solo davanti al microfono. “Past Mistake”, la migliore traccia del disco, è suadente, lenta, da luci soffuse e soul nell’anima: potrebbe sembrare benissimo un out-take di “Maxinquaye”. “Joseph” si pone sullo stesso piano, facendo sorridere di malinconia per i tempi in cui il trip-hop splendeva di luce propria. Fantasticamente passatista anche “Cross To Bear”, nonostante il Nostro cerchi di nasconderlo con melodie vagamente orientali e archi balcanici in un mix di culture esplosivo.

Al di là di questi episodi più trip-hop, il disco è un buon lavoro che si sposta sapientemente su territori black, elettronici ed episodi più art-oriented. Gli arrangiamenti sulla cover di “Slow” di Kylie Minogue sono degni di nota quanto quelli su “Veronika”, dove la voce della cantante italiana salta su un tappeto di percussioni tribali trascinante e corposo. “Coalition” è uno dei pezzi migliori del lotto, scurissimo e teso fino alla fine, tra bassi profondi e il fantastico flow dell’inglese, pastoso e funereo.

Il rovescio della medaglia, o meglio del disco, è l’innegabile mood ruffiano e ammiccante che Tricky ha acquisito negli ultimi anni e dal quale non sembra in grado di staccarsi. Accanto a piccoli capolavori, coesistono così pezzi che non riescono a lasciare molto, risultando talvolta persino fastidiosi: il piano-bar con andazzo stradaiolo di “Puppy Toy”, le schitarrate rock pacchiane di “C’mon Baby”, la melodia al limite del britpop di “Far Away”.
A incorniciare il tutto troviamo ben due pezzi con voci ragga, “Bacative” e “Baligaga”, quanto mai fuori luogo e fuori contesto, come mosche bianche che rovinano un disco potenzialmente tra i più neri della sua carriera. Certi inserti è meglio lasciarli a chi è in grado di gestirli.

In molti hanno osannato questo nuovo lavoro di Tricky, additandolo addirittura come il migliore dai tempi dell’esordio. La lunga pausa è sicuramente servita al nostro per riordinare le idee e gettare alcune basi che, se ben sviluppate, potranno fruttare molto in futuro, anche considerando le grandi capacità (sopite) dell'artista inglese. Un netto passo avanti rispetto agli ultimi dischi, o meglio un sensato recupero dei suoni che hanno segnato i migliori episodi di Tricky e dell'intera musica inglese degli anni Novanta.

13/07/2008

Tracklist

  1. Puppy Toy
  2. Bacative
  3. Joseph
  4. Veronika
  5. C'mon Baby
  6. Council Estate 
  7. Past Mistake
  8. Coalition
  9. Cross To Bear
  10. Slow
  11. Baligaga
  12. Far Away
  13. School Gates

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