Carsten Nicolai, aka Alva Noto, è uno di quelli che coi suoni ci gioca, li gira, li rigira, li trasforma. Dall'ascolto di "Xerrox Vol. 2", secondo volume di una serie che dovrebbe comprendere cinque titoli, ad emergere sono flebili distensioni ambientali che si riverberano ora impetuose ora placide. Ad Alva Noto piace spaziare in un'ambient music candida, trasparente e granulare, e questa nuova pubblicazione, che giunge a distanza di due anni dalla precedente, ne è la limpida dimostrazione.
Il viaggio di "Xerrox Vol. 1" era un vero e proprio ritorno al futuro: aggiornando l'esperienza classica al tempo dei laptop, Carsten Nicolai costruì un monumentale muro del terrore, forgiando un suono contemporaneo che si rivolgeva al passato. La nuova fatica, che si articola in undici tracce, non si perde nei facili cliché della musica ambientale, adottando invece un approccio esplorativo rivolto al futuro, che trova la sua ragion d'essere nell'alternare sospensioni e respiri a field recordings e sample.
E se i cupi paesaggi dronici pennellati dai feedback si insinuano sotto cute, l'amalgama pastoso e i ronzii sottili regalano visioni paradisiache che poco si discostano dai moti ondosi di marca Pan American. Il naturale saliscendi del suono, a tratti un po' shoegaze, ("Phaser Acat 1") lascia spazio via via a verdi prati irlandesi ("Soma"), ringiovanendo idealmente la lezione di Brian Eno.
A smentire l'impressione di trovarsi sospeso in un'immaginaria gita a mezz'aria, provvedono le graffianti intemperie di "Meta Phaser", che parte docile e si erge minacciosa, un po' Pan Sonic un po' Black Dice. Il mood muta radicalmente: ora sono gli sfrigolii sinistri, sorretti da pulsanti beat digitali, a reggere la nave durante la tempesta ("Sora"), che, seppur tra gli spiragli di luce dei primi due episodi di "Monophase", miete le sue vittime, facendole lentamente agonizzare nelle distese droniche finali.
Intrecciando un'infinità di loop, domati e gestiti con sapiente maestria, Alva Noto costruisce un paesaggio multiforme e caleidoscopico, pur nel suo essere, in fondo, sempre uguale a se stesso. Bellissimo.
23/03/2009