Nuovo materiale per Prurient, che in questo vinile 11’’ (stampato in 500 copie) trova, in due tracce, l’apporto di Kevin Drumm.
Disco sicuramente minore nell’ambito della sua già ricca discografia, “Rose Pillar” serve, probabilmente, per mantenere alta l’attenzione nei confronti del noiser newyorkese, autore, appena un anno fa, dell’exploit di “And Still, Wanting”, uno dei dischi più feroci degli ultimi anni, capace di definire lo stato dell’arte dell’harsh-noise con un nugolo di brani disperatamente distruttivi.
In questi sei inediti, Fernow mantiene costante la sua nichilistica visione delle cose, pur se “costretto” – lo si avverte! – a manipolare le sorgenti sonore e la sua voce senza la giusta dose di convinzione. Se, quindi, “Custer Claims His Arrow” è un innocuo cunicolo di ambient malsana, al pari di una “Tractor Replaces the Horse” che scivola via quasi senza lasciare traccia, nei foschi presagi di morte di “Yellow Trumpets Grow in Darkness”, nelle rovinose movenze di “Hammer With Forty Names” (che potrebbe essere un’outtake di “Human Animal” dei Wolf Eyes) e in quel frullatore di isolazionismo dark e free-noise che è “Gardner of the Broken Arm”, vengono a galla più i difetti che i pregi dell’operazione.
A salvare, almeno in parte, dal dimenticatoio il disco, ci pensa “Spins the Worlds Wheel Again”, che, con il suo connubio tra drone metempirico (insieme, gelido e sconsolatamente melodico) e grida distorte, ci tiene a precisare che, pur inciampando qualche volta, i grandi artisti, prima o poi, si rialzeranno per piazzare un altro colpo maestro.
26/05/2009