L'ode all'adolescenza dei Deerhoof è l'ennesimo piccolo vaso di Pandora. Contro il male che affligge il mondo, la band guidata dall'angelica voce di Satomi Matsuzaki procede, infatti, con strutture cangianti, polimorfe, tra solarità accentuate, ispide ascensioni matematiche e qualche oasi di pura weirdness.
"Deerhoof vs. Evil" è uno spastico ciondolare, roba da lounge-bar un po' intellettualoide un po' strambo ("Qui Dorm, Només Somia"), nel quale anche ballate dal sapore rinascimentale riescono a trovare un posticino al sole ("No One Asked To Dance"). Al cospetto di filastrocche esplose, funk costipati e sghembi che adombrano orride sembianze rumoriste ("The Merry Barracks"), inni Stereolab geometrici, numeri ballabili ma a patto di essere dei contorsionisti ("Behold A Marvel In The Darkness", "Super Duper Rescue Heads!", "Hey I Can"), mini-giungle percussive che sembrano fatte di cristallo, quando invece è la stessa materia dei sogni che le sostenta ("Must Fight Current"), sale forte un sorriso di soddisfazione, perché i Nostri continuano a non essere ovvi, a preferire la strada più tortuosa in luogo di soluzioni scontate.
L'ascolto è, così, sempre rinfrescante, come un bicchiere d'acqua fresca nel bel mezzo di un picco calura. Loro sono dei piccoli mutanti con la faccia pulita, ai quali va di lusso anche con il Beck che fu ("Secret Mobilization"), tanto, alla fine, è il lato melodico quello che guadagna in consistenza.
Finale quasi liturgico, ma di tropicali fogge ("Almost Everyone, Almost Always").
10/02/2011