I Black Mountain in una colonna sonora. Non esattamente un nuovo disco, ma neppure un greatest hits, diciamo una via di mezzo.
Per il film post-apocalittico "Year Zero", Stephen McBean e soci scelgono nove brani, cinque dei quali inediti (e immaginiamo composti per l'occasione) e quattro già presenti in loro precedenti lavori.
"Modern Music" era l'opening simil-zappiano del loro album d'esordio, il capolavoro neo-psichedelico "Tyrants" e la (troppo) lunga "Bright Lights" (qui lievemente accorciata) facevano parte di "In The Future" mentre "Wilderness Heart" è la botta d'energia che dava il titolo all'omonimo full length pubblicato meno di due anni fa.
Delle nuove composizioni, quella più tipicamente Black Mountain risulta essere senz'altro "Mary Lou" (l'unica cantata da McBean), cavalcata elettrica di qualità superiore che li conferma una spanna sopra tutti i protagonisti della scena neo-psych rock contemporanea.
Un brano pregno degli ormai consolidati suoni tardo-Sixties/early Seventies proposti dalla band, riveduti e corretti attraverso l'approccio moderno e visionario che da sempre costituisce l'inconfondibile marchio di fabbrica del quintetto di Vancouver.
Una volta accontentati i fan storici, i canadesi possono sbizzarrirsi nella ricerca di nuove vie espressive: tirano giù dagli scaffali tutti gli alambicchi impolverati e si avventurano nel disegno di scenari per loro inediti, approfittando del fatto di dover concepire commenti sonori funzionali alla pellicola.
Occasione unica per arricchire di un plus strategico il loro ventaglio di avventure.
Destano quindi sorpresa nell'ascoltatore (e sono decisamente benvenute) le algide costruzioni di evidente derivazione new wave (ma nella seconda parte emergono importanti intersezioni con i Pink Floyd di "Shine On You Crazy Diamond") che caratterizzano l'iniziale "Phosphorescent Waves", interamente giocata sui synth e sulla coinvolgente voce di Amber Webber.
Sintetizzatori in primo piano anche nei landscape atmosferici di "Embrace Euphoria" (spoken word che getta ulteriori ipotesi sul futuro) e in "In Sequence".
"Breathe" chiude la sequenza sposando gli atteggiamenti tipicamente Sixties della band con una sorta di shoegaze/noise ante-litteram.
Non è da escludere che "Year Zero" possa essere ricordato in futuro come il momento di svolta verso nuove strade nel percorso artistico dei Black Mountain.
Un ottimo lavoro di transizione che potrebbe gettare un ideale ponte fra i Black Mountain del passato e quelli a venire. In attesa del loro prossimo album.
16/04/2012