Boxeur The Coeur

November Uniform

2012 (Trovarobato)
alt-synth-pop

È Paolo Iocca - pluristrumentista e compositore già noto al pubblico dell'underground musicale italico in quanto mente di Franklin Delano e Blake/e/e/e, nonché fido collaboratore degli ...A Toys Orchestra - a celarsi dietro l'eufonico moniker Boxeur The Coeur.
La formula trovata dal musicista di origini campane, coadiuvato dal produttore-factotum newyorkese Shannon Fields (Stars Like Fleas, Leverage Models, Family Dynamics) che ha contribuito a conferire all'opera un certo respiro internazionale, risulta di straordinaria efficacia nel suo incontenibile fluttuare tra rumorismo digitale e ricercatezza melodica, gorgoglii elettronici e marcette da juke joint, perfidi found sounds e incalzanti sarabande dance-pop.

Uno degli innegabili meriti del lavoro in questione - forte di una brillante resa sonora e di un missaggio, curato da D. James Goodwin (già architetto del suono di Lapko, Camphor, Silent League e Murder By Death), che ne ha reso l'ascolto un'avvolgente esperienza sonora - è proprio quello di mantenere apprezzabile coerenza stilistica nonostante la sfuggevolezza che una congerie di sì dissimiglianti elementi potrebbe suggerire. Nel collage assemblato da Iocca convivono armoniosamente la fastosa marcia kraftwerkiana d'apertura "Forewords" e le geremiadi free-folk di "Low Tide Lost At Sea", l'house-funk sbarazzino di "Stormily Reassuring" (capace di rievocare a intermittenza Stevie Wonder e i Notwist) e i frastornanti baccanali elettroacustici della vaneggiante "Essay On Holography".
Suoni e umori che parrebbero inconciliabili prendono forma svelando un mondo nascosto, quello della sensibilità dell'autore, che par voler dar voce ai "pensieri di varia umanità" del proprio fanciullino interiore attraverso un linguaggio tanto citazionista quanto personale.
Quel fanciullino alberga però in un corpo che ha forse calcato troppi palchi, suonato troppa musica, vissuto troppa vita, e se c'è un limite ravvisabile in un album così ben fatto, è quel senso di ossessiva ricerca di una freschezza ormai perduta che permea il lavoro intero determinando qua e là diversi cali d'interpretazione.

"November Uniform" è un disco che sembrerebbe osare perché continuamente sospeso tra ricerca e canzone, ma pare sempre trattenersi per non apparire eccessivamente delirante. Vorrebbe apparire naïf ma finisce per essere troppo maturo. E' un lavoro capace di volteggiare tra momenti eccezionali (come "The Secret Abilities", che alterna magicamente synth-pop fiabesco à-la MGMT e vaudeville in salsa donovaniana) e momenti meno esaltanti (la piatta cavalcata orchestrale "A Minimal Anthem").
A conti fatti, i brani più convincenti risultano quelli in cui emerge in maggior misura la verve melodista del cantautore. "Immortal Bliss", con i suoi inserti dub e la sua coda freak-folk, sembra venir fuori da "Taking Tiger Mountain (By Strategy)" di Brian Eno. "Our Glowing days" suona già come un classico: pianoforte preparato martellante, incedere fiero e malinconico, groviglio ammaliante di synth da fare invidia al collettivo animale dei tempi migliori e una melodia smagliante, perfetta, cantata ab imo corde.

Chiude "An Angel Was Seen On The Crime Scene", assemblaggio di rumoracci tra cui droni vocali (emessi da Iosonouncane) e campionamenti di bombardamenti in Iraq. Echi sinistri di un mondo e di una civiltà in rovina, osservati dall'alto dall'angelo di cui il titolo - creatura celeste che sembra invocare cambiamento con la voce spezzata. Spezzata come il titolo dell'album - composto da termini utilizzati nell'alfabetico fonetico radiotelegrafico Nato, "November Uniform", NU, new - parrebbe suggerire.

14/02/2012

Tracklist

  1. Forewords
  2. Our Glowing Days
  3. Essay On Holography
  4. The Secret Abilities
  5. Low Tide Lost At Sea
  6. Stormily Reassuring
  7. Dusk Jockey
  8. Immortal Bliss
  9. A Minimal Anthem
  10. An Angel Was Seen On The Crime Scene

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