Sono rimasta davvero colpita dalla potenza emotiva di Cold Specks.
Ha una voce molto personale, senza tempo.Anna Calvi Mai come oggi, il testimone della "new sensation" passa di mano anno dopo anno: ogni anno gli scettri dei maggiori premi internazionali disorientano immancabilmente coloro che erano abituati a vedere i dischi di platino fioccare e la stessa manciata di nomi scambiarsi riconoscimenti in un'interminabile staffetta. Nuova predestinata all'effimero successo del terzo millennio è Al Spx, ragazza canadese - ma "cresciuta" musicalmente a Londra negli ultimi anni - ventiquattrenne che si protegge con un doppio pseudonimo, temendo la disapprovazione dei genitori benpensanti.
La Mute, dopo aver ricevuto il suo demo, l'ha affidata a Rob Ellis, già produttore di
PJ Harvey e
Anna Calvi, che ha dovuto in sostanza insegnarle a scrivere musica e a suonare, dando una parvenza di forma alle sue composizioni. Insomma, dopo il successo di
Pearson dell'anno scorso (anche se in quel caso non si trattava proprio di una scoperta, ma di una consacrazione), la prestigiosa etichetta punta tutto su quella che dovrebbe - o vorrebbe - essere la "nuova
Adele", con pretese di certo più autoriali (si veda il bel singolo di lancio, "Holland") rispetto alla popstar inglese.
Oltre alla voce, naturalmente essenziale per il genere intrapreso da Al, sono le interpretazioni di quest'ultima a nobilitare "I Predict A Graceful Expulsion", provviste come sono di un'enfasi, un furore giovanile che travalica la notte arrochita di
Tom Waits che la musica di Cold Specks potrebbe evocare in prima battuta.
La progressione dei gospel
Butler-iani di "Winter Sostice", "Holland" e "Send Your Youth", l'irrequieto
spiritual acustico di "Elephant Head" - uno dei pezzi più convincenti - il
notturno urbano di "Hector", dai vaghi sentori
Interpol, localizzano invece più precisamente le coordinate del disco, se non altro meno impegnato nell'educato revival soul (già in auge dopo le uscite di
Kiwanuka e
Alabama Shakes) che ci si aspetterebbe da una coi mezzi vocali di Al Spx, se si esclude il pur bell'esercizio, stranamente interrotto, di "When The City Lights Dim".
"Educato" e manierista risulta infine, però, anche questo "I Predict A Graceful Expulsion" che, come dice il titolo, dovrebbe deflagrare impercettibilmente, sulla scorta dell'incedere compassato, giocato su risonanze e sottintesi, delle sue canzoni.
Quando però l'ispirazione non è all'altezza, gli accorgimenti di arrangiamento "esogeni" diventano evidenti (le chiusure "vertiginosamente oscure" di "Heavy Hands" e "Steady"). Ma lo spazio di crescita c'è tutto, come dimostrato da certi brani più minimali come "Lay Me Down" e la già citata "Elephant Head", testimonianza di uno spirito fremente, da non ingabbiare con sovrastrutture d'immagine, a cominciare dai neologismi che circondano ora la sua musica ("doom-soul"?), che andrebbe solo lasciata respirare un po'.
10/05/2012