Mentre Prince è impegnato a rinnovare la modalità di vendita della sua musica sul nuovo sito 3eyegirl e per la prima volta dal lontano 1978 non pubblica un disco in tre anni, continuano a comparire sul mercato del nuovo r'n'b artisti che si ispirano smaccatamente alla sua musica. Come Bilal Sayeed Oliver, in arte solo Bilal, arrivato con “A Love Surreal” al traguardo del quarto album dopo aver inciso per importanti etichette come Interscope, Universal e Plug Research e aver collaborato con produttori come Dr. Dre e J Dilla.
La continua ricerca di un suono e un'identità ha portato il trentenne musicista di Philadelphia residente a New York a definire una delle proproste più credibili all'interno del nuovo soul a stelle e strisce. Era dai tempi degli esordi di D'Angelo che non si ascoltava qualcuno capace di mesclare funk, soul, rock, jazz e hip-hop in canzoni dall'appeal decisamente pop.
Il disco si apre con due tracce che delineano le coordinate del suono di Bilal: “West Side Girl” e "Back To Love”: arrangiamenti curati e dinamiche non appiattite sugli standard dell'r'n'b di Mtv.
“Winning Hand” chiama in causa sua maestà Marvin Gaye, con un bridge jazzato che spezza l'atmosfera fin troppo digitale d'inizio brano. “Climbing”, subito dopo, parte in puro stile Prince-primi-anni-90, prima di rigenerarsi come un superfunk degno di una colonna sonora blaxploitation.
Non mancano in scaletta le ballate, come “Longing And Waiting” e “Slipping Away”, dove Bilal sembra cercare di cortocircuitare la sua ossessione per Prince con le mode del mega-pop alla Rihanna.
08/04/2013