Little Boots - Nocturnes

2013 (On Repeat)
dance-pop, nu-disco

Lo si era già detto l'anno scorso a proposito di Santigold, a maggior ragione il concetto va ribadito adesso: tornare col secondo album a quattro anni di distanza dal primo, specialmente adesso che ogni stagione si susseguono orde di aspiranti popstar o sedicenti tali, equivale a dover cominciare tutto da capo, in misura tanto maggiore quanto il debutto ha dovuto lottare per farsi ascoltare. Era il 2009 e “Hands”, tristemente snobbato al di fuori del Regno Unito (ricordo giusto due-tre passaggi di “New In Town” dalle nostre parti), sottovalutato quando non proprio stroncato dalla critica di mezzo mondo, pur non essendo un capolavoro mostrava una signorina perfettamente a suo agio nel miscelare synth-pop, essenze electro e ascendenti dance in un impasto dinamico e ben congegnato, a cui corrispondeva di rimando una buona scrittura e una generale orecchiabilità, volta ad accattivarsi larghe fette di pubblico.
E ci riuscì: anche senza raggiungere i dati di gradimento dei più acclamati La Roux (anche loro datisi alla macchia), in madrepatria si dimostrò comunque disco di buon successo, che poteva porre buoni presupposti per un sophomore di analoga considerazione. Poteva; Victoria Hesketh, in arte Little Boots, ha preferito però prendersi tutto il tempo necessario e svoltare pagina, letteralmente, rivolgendosi ad un bacino d'utenza forse più ristretto, ma non meno attento. Il gioco è però valso la candela?

Chi apprezzò (chiedere di amarle è troppo) le goderecce pop-songs dell'esordio forse avrà qualcosa da ridire, ma non vi è dubbio che “Nocturnes” (prima uscita della sua etichetta personale On Repeat), a conti fatti, sia il tentativo della musicista di Blackpool di smarcarsi dall'immagine di divetta per tutte le occasioni e calare una veste più sofisticata, volendo pure più aggressiva rispetto al passato. Ne sia testimone “Shake”, singolo che per tutto il 2012 ha parzialmente placato le attese: poderosi house-beats a rincorrersi per tutto il brano, parate di synth a oltranza, cantato d'atmosfera specchio stesso del titolo. Pur nei suoi bei girotondi ritmici, in “Hands” non si era mai percepita tanta foga, tanta voglia di ballare e far ballare,  con tutti i pro e i contra che questa scelta comporta.
Da un lato infatti, la maggior attenzione spesa nel ricostruire un ambiente club-friendly ha portato la Hesketh a investire con ampia dovizia di risorse nella cura e nella varietà del suono, nel formulare beat perfetti per la pista da ballo ma mai dimentichi della loro estrazione pop. Dall'altro invece, è proprio la costruzione, l'impalcatura melodica dei brani, quando non proprio insufficiente, ad essere spesso e volentieri priva del tiro adatto, a sacrificare tutto per la strada più facile, per una medietà tutt'altro che aurea alla quale non si associa necessariamente una maggiore fruibilità.

Quel che ne deriva è in effetti un lavoro disomogeneo, che a bombe dance come la già descritta “Shake”, oppure “Motorway” e i suoi stacchi balearici (da menzionare anche il tocco trancey che enfatizza il dinamismo di “Broken Record”), contrappone invece momenti di maggiore stanca, episodi che poco hanno da offrire alla posta in gioco, almeno nell'aspetto con cui sono stati presentati. La naiveté lirica di “Crescendo” (spenta anche sotto il profilo prettamente sonoro), i rimandi fin troppo palesi all'epopea dei Pet Shop Boys in “Every Night I Say A Prayer” (il giro di tastiere viene dritto dritto da loro), le sfumature lunari di “All For You” spezzano la tensione accumulata nella più totale assenza di carattere, limitandosi ad un compitino che ne fotografa in fondo tutta la piattezza.
Un vero peccato, considerati gli antefatti (e le attese), che “Nocturnes” si risolva in un costante avvicendarsi di (ottimi) alti e (ordinari) bassi, che manchi la consistenza, seppur spiccatamente 80s, dell'esordio. Eppure, non vi è molto di cui disperare: anche in una prova di transizione come questa, la Hesketh può contare su un pugno di idee che fatte maturare a dovere sapranno dire molto. Starà a lei decidere se vorrà travolgerci definitivamente: al momento, andare di skip ogni tanto è più che legittimo.

22/05/2013

Tracklist

  1. Motorway
  2. Confusion
  3. Broken Record
  4. Shake
  5. Beat Beat
  6. Every Night I Say A Prayer
  7. Crescendo
  8. Strangers
  9. All For You
  10. Satellite


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