Mettere insieme psichedelia dissonante e disordinata e infarcirla di desideri omicidi e violenza può creare contemporaneamente disappunto e ammirazione per i Fat White Family, ma i pregi di “Champagne Holocaust” sono superiori alle premesse. Una proposta musicale priva del conformismo imperante anche nelle frange più estremiste della musica alternativa: è come una fiammella accesa su una varietà di rifiuti non sempre ben definibili, una vampata di sensazioni che disturbano o accarezzano i sensi senza apparenti soluzioni logiche, eppure legata a doppio filo a più puri esponenti della rivoluzione psichedelica come Roky Erickson e Fugs.
Potete classificarli come un branco di coglioni o la miglior cosa che potesse accadere alla musica degli ultimi anni, ma quello che resta evidente è che il loro mix di Birthday Party, Monks, primi Pink Floyd, Fall e Cramps, è sanguigno e vitale.
Musica non necessariamente gradevole quella dei Fat White Family, ed è sicuramente un bene, visto la mole di politically correct che infetta la necessaria diversità che ogni buona stagione musicale dovrebbe avere.
Il blues sghembo di “Special Ape” e la psichedelia di “Cream Of The Young“ sono lo specchio dello squallore e del disordine che il gruppo tenta di evocare in ogni brano. E’ buffo pensare che il titolo dell’album sia venuto fuori mentre il gruppo ascoltava un disco degli Oasis, ma ancor più ironico è sapere che l’esordio dei Fat White Family è frutto di ascolti intensivi di Bruce Springsteen.
Il cinismo e il nichilismo che pervade le undici tracce deve essere una consapevole reazione a una eccessiva dose di buonismo imperante nella musica: si autodefiniscono patetici, scandalosi, approssimativi, ma la loro mistura di country, blues, rock’n’roll e melodie rettificate è figlia della geniale autarchia sonora dei Fall di Mark E. Smith, vero idolo della band.
L’estremizzazione minimale di un brano come “Who Shot Lee Ozwarld?”, dove il cantante Lias Saudi come in un rito sciamanico continua a chiedere chi abbia ucciso Lee Oswald, è l’esempio più eclatante di un'attitudine al caos ideologico dal quale i Fat White Family non sembrano volersi salvare. Il loro passato di musicisti o impiegati presenta più di una crepa ideologica e potrebbe inficiare l’autenticità della loro musica, ma il senso di disorientamento e la grazia naif che evapora da “Champagne Holocaust” è salutare e insana allo stesso tempo.
Misantropia e prostituzione in salsa weird-folk per “Garden Of The Numb”, poesia ricca di malumori in “Cream Of The Young“, sesso orale e campane a festa nel rock’n’roll di “Raining In Your Mouth” e rockabilly in salsa punk per “Wide American Prairee” sono un curriculum abbondante per salutare i Fat White Family come i nuovi geni del grottesco.
Un ascolto fugace potrà davi la sensazione di un insieme approssimativo e caotico, ma il morbido mantra di “Auto Neutron” il garage-punk di “Heaven On Earth” e il folk scanzonato di “Borderline” sono frutto di abilità e padronanza artistica, e “Champagne Holocaust” è uno dei manifesti più vividi della precarietà sociale e culturale dei nostri giorni. Un album che vi costringerà a riscrivere la vostra personale classifica dei migliori album dell’anno trascorso.
15/01/2014