Sembra ieri, ma è passato un lustro dalla scomparsa di Michael Jackson. Per LA Reid e il team della Epic è tempo di un secondo album di inediti, che giunge a 4 anni dal deludente "Michael" (ma in catalogo figura già come l'undicesima pubblicazione postuma a nome Jackson!). Il tempismo è perfetto: in un periodo in cui la disco music è tornata di moda, non poteva certo mancare uno degli esponenti originali più celebri del genere.
Stavolta "Xscape" gioca leggero; otto tracce inedite raccolte da svariati periodi, ma per lo più dagli anni 90 in poi. Con Timbaland a capo del team di rimaneggiatori (presenti anche J-Roc e McClain), questi demo ritrovati sono stati "dopati" con una patina r&b dai forti connotati disco, incastri d'archi e un armamentario di percussioni sui pezzi più ritmati. Tutto molto sfizioso, infatti, ma la classica "firma" di Timbaland - quegli strati ritmici sintetici sovrapposti in midtempo - suona immutata da tempo, una veste forse pertinente con l'età di alcuni dei brani in questione, ma per l'orecchio moderno c'è davvero ancora qualcosa per cui eccitarsi? Considerato poi che, senza Jackson in studio, sarebbe stato un sacrilegio storpiare le canzoni in maniera più interessante (vedasi la recente "Esperienza" di Timberlake, per dire), il lavoro è quindi poco più di un semplice rivestimento, ben eseguito e rispettoso, ma a conti fatti decisamente di maniera.
Non solo, ma dopo qualche primo ascolto entusiasta sull'onda della nostalgia, appare subito evidente l'altro limite del disco: la non-memorabilità delle canzoni stesse. Non c'è assolutamente niente di brutto su "Xscape", ma la sbiadita agressività di brani come la title track, "Slave To The Rhythm" o "Do You Know Where Your Children Are" (titolo decisamente fuori luogo, visti i precedenti dell'autore), non è certo in grado di competere col canzoniere del passato.
La curiosità maggiore, quindi, è rappresentata dai due pezzi più vecchi. Primo tra tutti il singolo "Love Never Felt So Good", sfizioso brano del periodo d'oro a cavallo tra "Off The Wall" e "Thriller", e i leggiadri coretti ovattati della ballata "Loving You", fuoriuscita dal periodo di "Bad". Però, se Battle of the Outtakes dev'essere, allora niente su "Xscape" compete con una "Streetwalker", brano che lo stesso Jackson inserì nella ristampa di "Bad" del 2001 - chissà se avrebbe fatto altrettanto con almeno una delle tracce quì presenti?
In un esercizio d'inedita trasparenza, la versione deluxe di "Xscape" riprone le tracce esattamente come erano state lasciate in versione originale. Un perfezionista come Jackson si starà rivoltando nella tomba nel vedere queste versioni grezze rilasciate al grande pubblico; tuttavia, se di operazione nostalgia si tratta, questi demo sono quanto di più intimo si possa trovare. Una tremolante linea di synth su "Chicago", il semplice passo d'uomo di "A Place With No Name", o il 7" suonato a 33" nell'intro di "Loving You", non tramutano magicamente le canzoni in classici, ma mettono in risalto il protagonista, dando la momentanea illusione che sia ancora tra di noi. Ed è ancora "Love Never Felt So Good" a svettare sul resto, con un demo voce/piano (suonato da Paul Anka) che, nella sua semplicità, sublima tutta l'arte di Jackson come vocalist sopraffino: ritmo mantenuto con uno schiocco di dita appena e delivery ineccepibile, davvero non c'era bisogno di altro.
Sarebbe stato assolutamente da evitare che suddetta "Love Never Felt So Good" si trasformasse pure in un duetto con Timberlake, perché sentire quest'ultimo dire "lemme see ya move" a uno che sappiamo essere in avanzato stato di decomposizione suona alquanto grottesco.
Nella battaglia tra i fan più accaniti, per i quali "è tutto bellissimo", e gli eterni detrattori del personaggio, "Xscape" cade più o meno nel mezzo. Un album con due facce, una versione rimaneggiata con una montagna di stucco e di smalto per il pubblico generalista, e una deluxe capace di incuriosire i più appassionati. Ma nel complesso, ancora niente di veramente memorabile.
07/07/2014