"Reverse (Passaggio Inverso)", uscito all'inizio di quest'anno, è di gran lunga il loro disco maggiormente appetibile per il mercato internazionale, dato che gode di una produzione fin troppo professionale e finanche eccessivamente stentorea (e con la voce volutamente seppellita sotto agli strumenti in fase di missaggio). Ascoltandolo, si ha un'impressione simile di quando si è visto un film per la centesima volta. Tutto si svolge secondo i più tipici canoni del doom tradizionale, dall'iniziale "Addiction", con il suo passo di trotto da carro armato pesante, alla successiva e granitica "Mirror Of Pain", che fa ricorso a tutto l'arsenale di riff e trucchi (parecchio stantii) del genere.
L'ambiziosa mini-suite "Ascension: 6 To 7" cerca invano di coniugare Danzig (il cantante dei Doomraiser, Cynar, è vagamente un suo clone vocale) con i Cathedral più scontati e hard-rock. La porzione finale di "In Winter" cerca di evocare atmosfere da film horror, ma "Dio Inverso (Reverse)" riporta tutto a uno stoner pesantissimo. La ghost-track inclusa come bonus ha inciso un solo minuto di musica nel suo finale: una tetra sonata per violino completamente fuori contesto. Insomma, lontanissime sono per loro le vette raggiunte dagli Electric Wizard.
I Doomraiser dedicano questo disco alla memoria di Baffo Jorg, un corpulento promoter che è rimasto nel cuore dei metallari della capitale. Sempre rimanendo a Roma e grosso modo nello stesso ambito di appartenenza, i più giovani Wisdoom e Hands Of Orlac sembrano, rispettivamente, i Kyuss e i Black Widow, in confronto a loro (e i più umili Tony Tears e Alexander Scardavian paiono dotati come dei novelli Mozart).
Su Blood Rock (piccola label affiliata alla genovese Black Widow) accaparratevi semmai l'album degli americani Infero, "Severe" (2014), forte di una stramba miscela solo strumentale di progressive e no-wave (a tratti ricordano i Confusional Quartet).
(08/03/2015)