Natalie Prass

Natalie Prass

2015 (Spacebomb)
chamber-pop, pop-soul

È un autentico plebiscito, un'unanimità di riscontri favorevoli (quando non del tutto entusiasti) che ha del sorprendente, quello che ha interessato Natalie Prass, cantautrice statunitense arrivata all'esordio sulla lunga durata dopo una significativa trafila di Ep e singoli pubblicati nel corso degli anni passati. Certo, è un plebiscito che parte da lontano, destinazione finale di un clima di crescente attenzione attorno al nome della songstress del Virginia, che tra interviste e articoli a tema negli scorsi mesi non è proprio passata inosservata. In un 2015 che in soli due mesi dal suo avvio può vantare di un portfolio di lavori al femminile di ottima se non eccellente fattura, il clima di concitazione sviluppatosi attorno ai risultati artistici dell'autrice desta però qualche perplessità, e per più di una ragione.

Chiariamo sin da subito: la Prass sa quel che vuole, è un'autrice cosciente dei propri mezzi e non esita a sbandierare sin dall'incipit il proprio modus operandi, frutto di una recisione netta con ogni forma di attualità e volto a illustrare con dolce grinta la sua totale adesione a uno stile fieramente vintage, che soltanto la briosa produzione di Matthew E. White (sotto l'etichetta del quale è stato pubblicato lo stesso lavoro) riesce a tener lontano da pericolose operazioni copia-incolla. Forte di esecuzioni limpide e sofisticate, di arrangiamenti sinuosi e di un ricchissimo parco strumenti che si snoda su trinomi armonici di tastiera/archi/ottoni, il disco sventaglia senza sosta soluzioni da operetta pop d'antan, in un elegante viavai di aperture orchestrali, romantici barocchismi e sparsi aromi soul (rigorosamente venati di azzurro) che avrebbero trovato la loro giusta collocazione tra una Dusty Springfield e una Laura Nyro.

E avrebbero potuto, eccome se avrebbero. L'autrice svela infatti un gusto del tutto personale per tinteggiature pastellate e finezze in punta di archetto, con una gentile eccentricità che sì la accomuna a personalità del calibro di Joanna Newsom o il suo mentore Van Dyke Parks (un pezzo come “Christy”, scintillii di arpa inclusi, potrebbe tranquillamente essere spacciato per il sesto movimento apocrifo di “Ys”), ma che al contempo le permette di muoversi su tracciati decisamente più pop-oriented, tanto grandiosi nella costruzione quanto infine soffusi e intimi nella resa conclusiva. In tutto questo dispiegarsi di avvincenti situazioni strumentali sfugge però l'elemento principe, la chiave di volta che consenta all'arco issato su dalla Prass di non sfracellarsi al suolo: con l'eccezione della succitata “Christy” e di “Bird Of Prey”, vera pecora nera dell'album con il suo tono sbarazzino e le giocose cadenze ritmiche, quel che rimane della tracklist si consuma in un zuccheroso campionario di sfilacciate ballate al chiaro di luna, a cui il brusio flautato della Prass non riesce a conferire purtroppo il benché minimo carisma, strozzato com'è da una musica che in tutto e per tutto si configura come assoluta mattatrice.

“Natalie Prass” difetta insomma di melodie incisive e rimarchevoli, di brani capaci di stagliarsi al di là di una parodica frequentazione, che amplifichino un immaginario lirico forse non così brillante, ma di certo unitario e coeso nella sua pluralità di sguardi e situazioni, nel gioco di incomprensioni e rammarichi che dà vita a gran parte dei testi. Ed è un vero peccato che le luci da musical broadwayano di “It Is You” vengano quindi affievolite da una scrittura che non riesce a trasformare la propria delicatezza in un punto di forza, restando sospesa in un limbo di iperglicemica tediosità.
Analogamente, dove l'amalgama sonoro punta a ricreare alchimie prossime al jazz-soul dei tempi che furono (si prenda “Your Fool”, così come “Why Don't You Believe In Me”), a mancare paradossalmente è proprio l'anima, il tramite che sappia farsi interprete di sentimenti e sensazioni, il quid che infonda vita alle composizioni. Spiace dirlo, ma di tutto questo se ne riscontrano a malapena tracce. Affinare la penna e le interpretazioni si pone insomma come imperativo categorico per la Nostra: il rischio di imbattersi di nuovo in una simile occasione sprecata è tutt'altro che scongiurato.

07/03/2015

Tracklist

  1. My Baby Don't Understand Me
  2. Bird Of Prey
  3. Your Fool
  4. Christy
  5. Why Don't You Believe In Me
  6. Violently
  7. Never Over You
  8. Reprise
  9. It Is You


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