I Blossoms, però, quando riescono a trovare le coordinate giuste, sembrano davvero promettenti. "Blown Rose", ad esempio, coniuga le istanze della new wave con la matrice britpop dei Pulp nelle strofe e dei Suede nel ritornello. Il brano meriterebbe di essere un instant classic del nuovo pop inglese, ma forse è il meno famoso dei loro singoli usciti negli ultimi due anni.
Dopo alcuni interessanti Ep, la band è arrivata a incidere una prima prova più che soddisfacente, grazie soprattutto alla buona capacità compositiva di Tom Ogden che, tuttavia, alterna momenti di grande lucidità ad altri più melensi e scialbi. "My Favourite Room" è in questo senso monotona e quasi primitiva, banale nella sua semplicità fatta di pochi accordi.
"Charlemagne" fa subito intravedere le buone qualità della proposta: il basso pulsante in piena tradizione new romantic è da incorniciare, mentre la tastiera può ricordare forse alcune cose dell'esordio degli Swim Deep. "At Most A Kiss" e "Getaway" sono due buoni singoli, specialmente quest'ultimo possiede un tiro azzeccato e caparbio. "Honey Sweet" è un pezzo dalla vena malinconica e promette di essere l'inno romantico dei Blossoms, soprattutto dal vivo ("Tear drops stains dries in thunder/ Our two in pain, change my number/ I've seen you two about it/ Talked about rebounding").
"Onto Her Bed" è pregna di ricordi e l'atmosfera onirica gestita dal solo piano introduce "Texia", il brano che le Haim non sono mai riuscite a scrivere, una fuga d'amore trascinante anche grazie all'abile gioco di synth che definisce la canzone. Le influenze variano e catalizzano la propria forza in un pop molto femminile, che incontra le sfacciataggine di Alex Turner. Ascoltando le strofe quasi noir di "Smashed Pianos" possiamo ritrovare la sinuosità degli arrangiamenti di "AM" ed elementi che rimandano all'R&B. Sulla falsariga prosegue "Cut Me And I'll Bleed", in cui Ogden canta come un novello Turner mentre le chitarre sature e quasi sci-fi sembrano riecheggiare i Vaccines di "English Graffiti". "Blow" alla fine svolge il compitino e la conclusiva "Deep Grass" è un synth-pop equilibrato senza grossi sussulti.
Il disco d'esordio dei Blossoms è dunque una prova più che discreta, e seppure alcune ingenuità appaiano nitidamente, le possibilità di una crescita futura sono ancora intatte. Di sicuro le melodie buone non mancano. Poteva andare molto peggio, di questi tempi.
(12/08/2016)