Henri Bardot

Blue Night

2016 (Self-released)
nocturne-folk, chamber-folk

Non ci vuole molto a capire che la notte è il tempo e il luogo di cui parla "Blue Night", nuovo lavoro dell'emergente ma ancora under the radar cantautore di Portland, esiguo e fugace come una notte estiva, appunto: sette tracce, alcune anche brevi, che lo pongono più nell'orbita di un Ep lungo che di un breve Lp. Ma la forza (questa tutt'altro che semplice da evocare) con cui l'immaginario notturno di Bardot si impone sull'ascoltatore rende subito effimera la discussione.

La musica del cantautore americano è ideale anello di congiunzione tra il movimento post-Vernon e Buckley (es. Night Beds, si veda l'apertura "94") di un intimismo estremizzato, e più maturi orizzonti romantici in stile Puzzle Muteson, che si avvicinano alla cifra stilistica raffinata e per certi versi "adulta" di più navigati artisti come Scott Matthews ("Make You Love Me", "Patients").
E quindi, anche se il disco è stato registrato nell'ambiente protetto e naturale delle Orcas Islands (tra Seattle e Vancouver, là dove abita anche Nathaniel Talbot), c'è decisamente qualcosa in più del lascito monocorde del cantautore solitario, come le belle aperture al pianoforte di "Figurine".

Pianoforte che è lo strumento utilizzato da Bardot per sottolineare i momenti più emozionanti del disco, e che fa da punto di riferimento anche per il fingerpicking del disco - una familiarità che emerge dal lirismo colloquiale di "Milk", con quello stop'n go che sembra una naturale interruzione in una conversazione Peris-iana.
È il brano più corto, quello apparentemente insignificante, a evidenziare la finezza della scrittura di Bardot, che sa scrivere canzoni anche profondamente pop in un contesto completamente nuovo e diverso, acuendo la caratteristica fondamentale di ogni grande hit che si rispetti: la catarsi di una mancanza ("Giving Up").

07/06/2016

Tracklist

  1. 94
  2. Make You Love Me
  3. Giving Up
  4. Patients
  5. Figurine
  6. Milk
  7. Blue Night

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