La musica del cantautore americano è ideale anello di congiunzione tra il movimento post-Vernon e Buckley (es. Night Beds, si veda l'apertura "94") di un intimismo estremizzato, e più maturi orizzonti romantici in stile Puzzle Muteson, che si avvicinano alla cifra stilistica raffinata e per certi versi "adulta" di più navigati artisti come Scott Matthews ("Make You Love Me", "Patients").
E quindi, anche se il disco è stato registrato nell'ambiente protetto e naturale delle Orcas Islands (tra Seattle e Vancouver, là dove abita anche Nathaniel Talbot), c'è decisamente qualcosa in più del lascito monocorde del cantautore solitario, come le belle aperture al pianoforte di "Figurine".
Pianoforte che è lo strumento utilizzato da Bardot per sottolineare i momenti più emozionanti del disco, e che fa da punto di riferimento anche per il fingerpicking del disco - una familiarità che emerge dal lirismo colloquiale di "Milk", con quello stop'n go che sembra una naturale interruzione in una conversazione Peris-iana.
È il brano più corto, quello apparentemente insignificante, a evidenziare la finezza della scrittura di Bardot, che sa scrivere canzoni anche profondamente pop in un contesto completamente nuovo e diverso, acuendo la caratteristica fondamentale di ogni grande hit che si rispetti: la catarsi di una mancanza ("Giving Up").
(07/06/2016)