Ma torniamo al presente. Il nuovo album esce per la personale etichetta della band, la Lostunes Records, e si intitola "Eat My Skin". Il disco parte da un'iconografia molto Grateful Dead per andarsi a posizionare musicalmente sui binari classici della band romana già dall'apertura di "Behind My Dreams", dove troviamo tutti i tratti distintivi del loro sound: l'inizio sommesso con una semplice linea di basso, la chitarra acustica pronta ad avvolgere, la voce roca, scura, solo apparentemente sconfitta di Bertozzi, un centrale assolo di chitarra estremamente sofferto e l'innesto dello strabiliante e inquieto violino di Laura Senatore. E se "Nights Gone Away" è un classico midtempo desertico, la seguente "Can't Tell A Man" si lega a doppio filo con l'album precedente, un treno in corsa dove ancora una volta sono gli intrecci del violino con gli strumenti "classici" del rock a creare il marchio di fabbrica che rende il sound dei 2Hurt perfettamente riconoscibile.
Il disco è in perfetto equilibrio tra scosse elettriche e ispirate ballate come la "Life Is Just A Game" dal sapore Rem periodo "Automatic For The People". Il primo singolo estratto, "Dark Shadows Fall", pur utilizzando un canovaccio già usato e abusato da Neil Young e dai suoi Crazy Horse, riesce a essere piacevolmente trascinante e a suonare originale.
La seconda parte del disco è quella che dà maggiormente l'idea di una band che suona in scioltezza. I cinque sono una formazione collaudata e stabile da sei anni ormai, e il piacere che provano a stare insieme e a suonare in rilassatezza è avvertibile. Piacere dimostrato dall'inconsueta (per loro) "Ride My Sheep", una sorta di gioco, una scatenata giga country-punk un po' fuori dai loro canoni, ma divertente da suonare, con il curioso titolo suggerito dal loro fonico sardo. In "Crucify Me" la voce di Spunk è come un serpente che si insinua tra i canyon arroventati, manifestando la sua idea personale di ballata desertica psichedelica e passionale. "This Bird Is Me" è un unicum nella loro storia, suonata e interpretata dal solo Spunk, al basso, slide e pedal steel. Forse un segnale di una voglia di fare qualcosa in solitaria, come lui stesso ha ammesso: "Materiale nuovo già ne ho. Vedremo se lo condividerò con la band o se farò tutto da solo".
"Point of View" è un brano estremamente arioso, scritto dal chitarrista acustico Roberto Leone che si diletta anche alla slide, lasciando a Bertozzi il gusto di suonare la pedal steel e di "sporcare" l'atmosfera con i suoi feedback. L'onore di chiudere le danze spetta a un'altra ballata intitolata "All Over Now", che evoca il fantasma dei Dirty Three trasportato dall'oceano al deserto, dove il violino della Senatore lascia cadere con rara maestria una cascata di corde come pioggia battente. Si può essere anche derivativi, ma alla fine è la scrittura che fa la differenza, e quella della band romana rimane sempre ispirata.
Ancora una volta i 2Hurt sono riusciti a tirar fuori un album di grande rock italiano, anche se profondamente intriso di umori americani. L'ennesimo disco suonato con passione, sangue e sudore da un gruppo di grande spessore e talento che, forse, fa uscire l'album della completa maturità. Ed è un peccato che non sia ancora conosciuto come sicuramente meriterebbe.
(29/09/2017)