Ani Di Franco

Binary

2017 (Righteous Babe)
songwriter

"Binary" è la risposta affermativa alla domanda "un artista, a poco meno di cinquant'anni, dopo circa venti album da studio, può ancora scrivere musica che valga la pena di essere ascoltata?"
A tre anni da "Allergic To Water", Ani Di Franco torna con un disco di rara e costante bellezza, che non si curva in una parabola discendente, bensì resiste, mantenendosi sempre su alti livelli, nonostante tocchi il suo apice così presto, nell'intensa seconda traccia "Pacifist's Lament" - un inno al perdono, preceduto dal divertente funk della title track d'apertura. Il secondo brano di "Binary", infatti, vanta un'apertura melodica che farebbe emozionare perfino chi nella vita non si emoziona più tanto facilmente: "Se avessi una scuola, insegnerei Ghandi, Dr. King, Aung San Suu Kyi; insegnerei tecniche di non violenza", dice la cantautrice di Buffalo (NY), stringendo al petto una poetica che è sempre stata intima e politica allo stesso tempo.

Esponente di un movimento musicale che negli anni Novanta ha rinverdito il concetto di femmina come creatrice di musica e versi, Ani Di Franco ha sempre incarnato la figura della donna che trattiene poco e fa uscire tanto. Prima che Alanis Morissette fosse quello che Alanis Morissette è stata, Ani Di Franco traboccava grinta, rabbia e rivincita dando alle stampe il magnifico "Out Of Range" (1994).
Con il passar del tempo le coordinate musicali si sono fisiologicamene spostate. La crepuscolare "Zizzing", in certi passaggi, sembra addirittura ricordare le ricostruzioni avant-folk dei Clogs o le sovrapposizioni vocali dei Tv On The Radio. Per questa sua capacità di inzuppare l'anima e il proprio vissuto in generi e influenze musicali diverse, catalogare Ani Di Franco come una cantautrice folk significherebbe sminuirne la caratura artistica. Il contributo di Bon Iver, al secolo Justin Vernon, è figlio di "pacchi di natale digitali" inviati dallo stesso all'americana. Accoppiata che sorprende. Lui, che accumula hype a ogni minima mossa discografica e lei che, invece, ha sempre mantenuto una distanza di sicurezza dal business musicale, creando una propria etichetta indipendente (nel lontano 1990) e giurando di onorarla fino alla fine dei giorni.

Sorprende come in "Binary" il folk assuma forme variegate, ma come in queste l'identità dell'artista non naufraghi mai, non si perda, non si confonda, non sparisca: il thriller-jazz di "Telephatic", la sincopata e sghemba "Spider", che si rinfresca in una mistura di indie-rock e post-punk che potrebbe benissimo considerarsi un lontano parente degli ultimi Priests ed "Even More", che a dispetto del pronao acustico che ricorda le origini, si materializza in un pop che si rivelerà l'episodio più orecchiabile dell'intero album.
Se i fiati e le percussioni colorano di venature jazzy la superficie legnosa del folk di Ani Di Franco, la presenza del violino e del pianoforte passano perfino una mano di country ("Alrighty"), mentre il soffio dei fiati, seppur in brevi parentesi, rimanda alla possenza di big band a-là Dave Matthews.

Insomma, ci si può aspettare di tutto da Ani Di Franco e senza che questo desti neanche troppo clamore tra quelli che la conoscono bene.
Dopo tre quarti d'ora di musica, con "Deferred Gratification" è anche capace di prenderti per mano, portarti in mezzo alla pista da ballo, durante una festa popolana, volteggiare insieme a te e trasformarsi in tua madre, sussurrandoti all'orecchio: "Spero che un giorno, figli miei, ci aiuterete a vincere". Aspettando una sorta di gratificazione, che dopo tanti sforzi, alla fine arriverà, anche se un po' in ritardo.

04/07/2017

Tracklist

1. Binary
2. Pacifist's Lament
3. Zizzing
4. Play God
5. Alrighty
6. Telepathic
7. Even More
8. Spider
9. Sasquatch
10. Terrifying Sight
11. Deferred Gratification




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