Strand Of Oaks

Hard Love

2017 (Dead Oceans)
alt-rock

Col passar degli anni l’angoscia si è impossessata dell’anima di Tim Showalter, modificando il suo mix di folk e rock in stile Mark Kozelek-Neil Young in una minacciosa macchina da guerra sulle orme dei Dinosaur Jr e degli Smashing Pumpkins. Il pubblico si è così diviso tra i fan della prima ora e i nuovi adepti catturati dal sound più urgente e immediato di “Heal”, una scelta quest’ultima valutata da alcuni come una manovra atta a mascherare una crisi d’idee.
Non è facile trovare il bandolo della matassa di questa diatriba, soprattutto perché il nuovo album rafforza alcune scelte stilistiche senza cercare nuovi sbocchi. “Hard Love” indugia su sonorità da rock-stadium, implementando alcuni accenni psichedelici sparsi nei precedenti album, rafforzando altresì paragoni e richiami più o meno illustri, affidando infine tutto il suo fascino a un pugno di canzoni ben scritte e un paio di gioiellini. Troppo poco sia per gridare al miracolo che per scatenare l’ennesima guerra contro un musicista di indubbio talento.

Bisogna prendere atto che il progetto Strand Of Oaks si è evoluto soprattutto per una serie di motivi personali che hanno stravolto il mondo di Tim Showalter, ora composto da angosce, nostalgie e ricordi dolenti. E’ infatti la rabbia il sentimento prevalente in “Hard Love”, e non potrebbe essere diversamente dopo che il musicista ha dovuto affrontare tradimenti, problemi di salute e la paura di perdere il fratello più giovane per una grave cardiomiopatia (“Taking Acid And Talking To My Brother”).
Dunque, quello che per molti è stato un tradimento è in verità un atto di consapevolezza, e non è un caso che Tim abbia in parte ripudiato il lavoro di produzione di John Vanderslice per l’album “Dark Shores”, la vera indole musicale di Strand Of Oaks si è infine manifestata con “Heal” e spetta a “Hard Love” ridefinirne anche i contorni mediatici, partendo da una copertina grezza e svogliata.

Non è comunque facile resistere al singolo che ha anticipato la pubblicazione del disco (“Radio Kids”), un rock epico baciato dal fuoco dell’ispirazione, un’energica mistura di My Bloody Valentine e Bruce Springsteen che alfine suona come un pezzo dei Replacements. Il resto dell’album mostra muscoli e cuore, ma senza più raggiungere la vetta, il suono radio-friendly smussa le pur buone intuizioni liriche, il suono si trasmuta in un improbabile mix di Whitesnake e Reo Speedwagon (“Everything”) appena scalfito da ballate in stile U2-Radiohead (“Salt Brothers”).
Quello che non manca in “Hard Love” sono la schiettezza e l’onestà, due elementi che rendono preziosi alcuni momenti più ricchi di personalità, come il malinconico sussurro pianistico di “Cry” e il rock-blues alla Primal Scream della spietata “Rest Of It”.

Tim Showalter non ha ancora trovato la perfetta chiave di lettura delle sue emozioni, ma almeno ha compiuto un altro passo nella giusta direzione, anche se la sensazione prevalente è quella di un lieve disinteresse del musicista di cedere parte della propria integrità stilistica.

07/07/2017

Tracklist

  1. Hard Love
  2. Radio Kids
  3. Everything
  4. Salt Brothers
  5. On The Hill
  6. Cry
  7. Quit It
  8. Rest Of It
  9. Taking Acid And Talking To My Brother




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