Modern Studies

Welcome Strangers

2018 (Fire Records)
chamber-folk

Accasati definitivamente alla Fire Records, che aveva ristampato il loro primo album editato su Song By Toad, i Modern Studies proseguono nella loro egregia ricerca sonora, coniugando felicemente tecniche di registrazione innovative con sonorità sia sperimentali che più convenzionali. Per il secondo album, il collettivo scozzese ha scelto ancora una volta gli studi di registrazione Pumpkinfield Studio nel Perthshire, lasciando così intatto il fascino sfuggente di quelle deliziose sonorità chamber-folk, frutto di una elaborata sintesi di tradizione e innovazione.

Che “Welcome Strangers” sia un disco ambizioso lo si evince dalla squadra messa in campo, oltre ai quattro membri della band e a una pletora di collaboratori catturati tra familiari ed amici, scende in pista anche una piccola orchestra di archi e fiati, pronta a scardinare quei pochi elementi più tipici dell’ottimo esordio. Non è poi un caso che dietro le originali sceneggiature sonore dei Modern Studies si celi un personaggio come Rob St John: scrittore, fotografo e musicista, noto per le sue collaborazioni con Eagleowl, Woodpigeon e Meursault, nonché autore di uno dei più interessanti album di field recording (“Surface Tension”).
A lui si deve l’impostazione quasi artigianale del progetto, una scelta che permette a ogni elemento strumentale di trovare la giusta dimensione, contribuendo a un suono d’insieme che sposa felicemente violoncelli, hammond, mellotron e altre tastiere elettroniche, senza risultare né stridente, né accomodante. Le suggestioni sono piacevolmente ricche di richiami. Ed ecco spuntare la stessa flessibilità armonica degli Smiths in “Mud And Flame”, la tormentata sessualità di Tori Amos in “Horns And Trumpets”, e perfino l’esotismo neolatino a base di piano e percussioni in “Let Idle Hands”, tutte altresì baciate dalla splendida voce di Emily Scott.

L’articolata tessitura strumentale amplia notevolmente gli orizzonti lirici: in “Fast As Flows” la band mette in piedi una mini-sinfonia chamber-folk, tra fiati, violini e percussioni che si rincorrono su un drammatico tempo di tango. Alla stessa maniera, “Get Back Down” mette in riga ambizioni orchestrali alla Jim O’Rourke con tempi ritmici briosi e incalzanti, abbracciando passato e presente.
A volte protagonisti sono strumenti più familiari come basso, chitarra e batteria (la malinconica “Disco Session”), più spesso le arie orchestrali tengono in mano la tensione emotiva (“It’s Winter”, “The House”), celebrando nel finale la perfetta sintesi pop, grazie all’eccellente “Phosphene Dream”; una canzone capace in un sol attimo di mettere in contatto il mondo dei Carpenters con quello della Sarah Records, perfetta chiosa per uno degli album più intriganti e seducenti del folk-pop contemporaneo.

04/05/2018

Tracklist

  1. Get Back Down
  2. Disco
  3. Mud And Flame
  4. Let Idle Hands
  5. It's Winter
  6. Young Sun
  7. Horns And Trumpets
  8. Fast As Flows
  9. The House
  10. Phosphene Dream 




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