Dopo anni di chitarra e militanza con Rage Against The Machine, Audioslave e – più di recente – Prophets Of Rage, lasciato da parte lo pseudonimo The Nightwatchman (utilizzato per un progetto a forti tinte folk che ha finora fruttato tre album), Tom Morello approda al primo lavoro firmato a suo nome, battendo sul tempo (fa sorridere la cosa) l’ex-compagno Zack De La Rocha, fermo al palo da un’eternità. “The Atlas Underground” è un disco a tutto dancefloor, profondamente Edm sin dalle prime battute di “Battle Sirens” (ma l’incipit è funk-rock à-la RHCP), condivise con il duo electro australiano Knife Party, brano già edito come singolo nel 2016.
I territori storicamente RATM vengono battuti in “Rabbit’s Revenge”, esplosione di suoni realizzata con i featuring del dj Bassnectar e dei rapper Big Boi (metà degli Outkast) e Killer Mike dei Run The Jewels, ed è guitar-rock l’afflato di “Vigilante Nocturno” (con Carl Restivo). Ma il crossover architettato da Morello è orientato con decisone anche verso la contemporaneità hip-hop, grazie a una sfilata di rapper talvolta indistinguibili fra loro, quali Vic Mensa in “We Don’t Need You” o la coppia GZA/RZA del collettivo Wu-Tang Clan, chiamati a nobilitare la conclusiva “Lead Poisoning”. Fra i nomi più coccolati dal mondo indie risulta telefonata la prestazione dei Portugal. The Man in “Every Step That I Take”. Va meglio quando intervengono un Marcus Mumford, che in “Find Another Way” porta una piacevole discontinuità vocale, dal taglio emozionale, o un Gary Clark Jr., protagonista in “Where It’s At Ain’t What It Is”, potenziata ad arte da inserti electro.
Steve Aoki e Tim McCllrath dei Rise Against conferiscono a “How Long” una decisiva spinta che ne fa un pezzo posizionabile all’esatta intersezione fra alt-rock e afterhour ibizenchi, “One Nation” è uno strumentale realizzato con Pretty Lights, una nomination ai Grammy per lui nel 2014 nella categoria “Best Dance/Electronica Album”.
Ma il buon vecchio Tom ha pensato proprio a tutto, ed ecco puntuali un paio di contributi femminili: K.Flay addolcisce “Lucky One”, la più incazzata Leikeli47 rilancia i fasti dei RATM in “Roadrunner”.
In “The Atlas Underground” Morello replica a suo modo quel che Santana fece in “Supernatural” e “Shaman”, ma evitando qualsiasi ruolo da primadonna, lasciando grande spazio a ciascun ospite. Ne esce un progetto contemporaneo nei suoni, che trasuda condivisione, e al contempo conferma quanto il rock abbia bisogno, per sopravvivere e restare credibile, di mettersi al servizio di musiche "altre", o accoglierle a sé. La materializzazione di un messaggio importante, che qui a tratti supera la qualità artistica del prodotto.
03/11/2018