Hayden Thorpe

Diviner

2019 (Domino)
art-pop

E’ una storia che si ripete: un gruppo che si dissolve avendo esautorato il potenziale creativo, un leader pronto a calarsi in un ruolo sofferto e intimista, affidandosi a un canovaccio stilistico familiare, mettendo insieme una serie di canzoni che “forse” difficilmente lasceranno il segno; lasciandosi infine apprezzare più per il coraggioso rifiuto di un successo carpito con furbi riferimenti nostalgici alla defunta band.
E’ sempre questo il cliché degli esordi di un famoso "ex" o esiste qualche piacevole eccezione?

Hayden Thorpe sembra essere in possesso di una consapevolezza profonda delle ragioni che hanno portato i Wild Beasts sull’orlo della mediocrità. “Diviner” è l’album che la band avrebbe potuto realizzare se avesse avuto lo stesso coraggio dei Talk Talk di “Spirit Of Eden”, dei Japan di “Tin Drum” o di Kate Bush quando sfidò la Emi incidendo “Hounds Of Love”.
Forse era chiedere troppo ai compagni di ventura dover rinunciare alle geometrie funky-pop o all’energia vibrante delle chitarre, abbracciando in converso il fascino malinconico di synth e tastiere e concedendo spazio a una fragilità emotiva che all’interno di una band rischiava di diventare devastante.

Thorpe accetta dunque senza indugi di immergersi in una sequenza di canzoni dai forti connotati terapeutici: lasciarsi alle spalle il passato è per il musicista una necessità, una sfida a quell’ego smisurato che era diventato un fardello insopportabile. Non si pensi che l’ex-Wild Beasts non sia più capace di estrarre dal suo cappello magico una potenziale hit: si prenda ad esempio il ritmo incalzante ma asciutto di “Human Knot” o l’eccellente progressione di accordi di “Impossible Object”.
Quel che è evidente in “Diviner” è la volontà di toccare ambiti emotivi più intensi e duraturi, alla Blue Nile per intenderci (“In My Name”), rinunciando perfino al ruolo primario della voce (“Spherical Time”). E chissà se dietro “Anywhen” non si nasconda un implicito omaggio alla figura artistica di Thomas Feiner.
Non è poi del tutto vero che “Diviner” segni una rinuncia netta al passato, tant’è che al tavolo di produzione Hayden Thorpe ha chiamato quel Leo Abrahams che aveva già marchiato a fuoco l’album dei Wild Beasts “Present Tense”.

Le dieci tracce in fondo non sono prive della sensuale carnalità e delle gotiche dissonanze che caratterizzavano le vecchie gesta, solo che qui tutto è più sofisticato, spirituale, noir. Le affascinanti gradazioni emotive di album come “Smother” sono infatti rintracciabili nella leggerezza funky-pop alla Japan di “Straight Lines”, o nel ciclico beat pianistico della splendida “Love Crimes”: un mix di erotismo e innocenza che Thorpe è riuscito ora a elevare a uno stato artistico ancora più nobile e suggestivo.

15/07/2019

Tracklist

  1. Diviner    
  2. Straight Lines    
  3. Earthly Needs    
  4. Love Crimes    
  5. Stop Motion    
  6. In My Name    
  7. Anywhen    
  8. Human Knot    
  9. Spherical Time    
  10. Impossible Object




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