A distanza di sei anni da “Rat Farm” (Megaforce, 2013) ritornano i Meat Puppets nella formazione originale, col ritrovato Derrick Bostrom alla batteria insieme ai fratelli Kirkwood, coadiuvati anche da Elmo Kirkwood, figlio di Cris, alla seconda chitarra e da Ron Stabinsky alle tastiere. Siamo di fronte a un consolidato equilibrio in quella che viene considerata la seconda vita della band di Phoenix, ma comunque ben lontani dai guizzi geniali che avevano definito la musica dei Meat Puppets soprattutto negli anni Ottanta.
Apre il disco “Warranty”, forse il brano “più Meat Puppets” del lotto. Le trame di chitarre e basso del clan Kirkwood si confermano complesse e affascinanti, così come il mix tra suoni acustici ed elettrici, ma quello di “Dusty Notes” è una sorta di alt-country “di maniera”, ben poco alternative e più vicino agli esiti recenti di gruppi come i Calexico.
Tra lo stile tex-mex di “Dusty Notes”, il southern rock di “The Great Awakening” e la ballad country “Outflow” fanno capolino il clavicembalo baroccheggiante di “Unfrozen Memories” e il metal-prog di “Vampyr’s Winged Family”, che rappresentano gli elementi più originali e intriganti dell’album. A tratti arrivano echi da lontano, come in “Nightcap” addirittura dai Crowded House, insieme a riferimenti dichiarati come la cover del brano country “Sea Of Heartbreak” di Don Gibson, già nota nella versione di Johnny Cash con Tom Petty e gli Hearbreakers per “American II: Unchained” (American Recordings, 1996).
Una nuova uscita che non entusiasma particolarmente, nonostante le grandi qualità dei singoli musicisti. “Dusty Notes” non è un disco della nostalgia, ma piuttosto è un disco caldo e familiare in cui la band trova una quadra nel sound e nei brani, guidati da una voce più ferma e sicura. Siamo in ogni caso lontani dall’estrosa ed entusiasmante foga cow-punk che aveva portato i Meat Puppets alla ribalta con i primi tre fondamentali album e alla loro canonizzazione alternative al fianco dei Nirvana negli studi di Mtv.
07/05/2019