Ed è in questa complessa, e a volte istintiva, genesi creativa, che trova linfa l’estrema libertà espressiva di Ben Seretan: le cadenze gospel-blues, la tensione elettrica alla Dinosaur Jr e la sferzante malinconia alla Neil Young sono solo aspetti estetici di una musicalità ben più eterogenea e ricercata.
L’elemento critico dal quale si sviluppa “Youth Pastoral” è il rapporto con la religione, domanda alla quale nessuna indagine sul web riesce a dare una risposta. Seretan non offre soluzioni, ma solo la consapevolezza della propria spiritualità.
I sette minuti e mezzo di “Am I Doing Right By You?” sono la perfetta sintesi di questo nuovo capitolo discografico: spirito e materia si avvicendano, cosi come poesia e furore sonoro, un’alternanza emotiva che precipita nel trambusto finale, dal quale si eleva la voce di Seretan che invoca “Oh My God”, mantra liberatorio o forse ennesima richiesta di risposte.
“Youth Pastoral” non è il primo né l’ultimo disco che affonda la sua ragion d’essere nel misticismo, ma senza dubbio il collante spirituale di queste nove tracce è una musica dal forte impatto emotivo, doloroso quanto basta per essere sincero (“Call Out Your Name”), viscerale senza essere mai forzatamente violento (“Holding Up The Sun”), perfino elementare nella sua toccante poetica (“Endless Bounty”).
Una scrittura nervosa e uno stile vocale aspro e vibrante offrono uno spaccato emotivo disarmante, la musica di Seretan appare ancor più fragile e vulnerabile, ogni canzone sembra essere sul punto di esplodere e frantumarsi, ma è solo un gioco di spazi armonici che si aprono e chiudono, restando abilmente inclusi in un formato canzone a tratti perfino sentimentale (“Power Zone”).
Seretan è riuscito a mettere insieme l’energia post-rock delle prime esperienze con i Duchampion, con le sperimentazioni elaborate nell’intrigante “My Life’s Work “: ventiquattro ore di elaborazioni strumentali e field recording rilasciate nel 2018.
“Straight Line”, “Shadow”, “Bowing Cypress” “1 Of”, ovvero i titoli ancora non citati in questa recensione, sono solo ulteriori frutti di questa continua esplorazione dell’anima, canzoni crepuscolari, nebulose, alcune condivise con la scultrice e cantante Devra Freelander, la cui prematura morte rende “Youth Pastoral” ancora più intenso e dolente.
(21/03/2020)