Nicolas Jaar

Telas

2020 (Mana)
elettronica, fourth world-music

Prosegue la fase trascendentale di Nicolas Jaar. La folgorazione sulla via di Damasco, direbbero i più ottimisti. Il producer statunitense di orgini cilene è ormai un visionario totale (e totalizzante), quantomeno nelle intenzioni a monte. Del resto, “Telas” nasce originariamente in forma liquida, sviluppato via web da Abeera Kamran in collaborazione con l’artista multimediale Somnath Bhatt. E’ un’opera, quindi, prevalentemente internettiana. Pensata e spiattellata sul web. Concepita per una fruizione globale. Ogni persona può infatti modularla qui. Insomma, il disco cambia, ovviamente seguendo schemi imposti dalla Kamran, a seconda dell’utente.
“Telas” significa poi “tessuti”. Un vero e proprio iato, se pensiamo alle direzioni di “Cenizas”, che vuol dire “cenere”. Inoltre, secondo le stesse parole di Jaar, “Telas” rappresenta, appunto, il tessuto di una costruzione. L’antitesi al suo vecchio, per chiuderla subito.

I due album rilasciati nel 2020 sono perciò collegati. E le ombre di un improbabile amplesso tra i quarti mondi di Hassell e le architetture ambient con impalcatura glitch restano di fatto onnipresenti, particolarmente nelle due suite posizionate in attacco.
Jaar ha ben sempre chiara la lezione dei maestri di un certo ascetismo elettronico: Tomita e Deuter, giusto per fare due nomi enormi e non scomodare altri eremiti dell’epoca operanti sul cucuzzolo della montagna. Ma non solo: “Telahora”, ad esempio, è puro free jazz. Un vinile di Sonny Sharrock ancora caldo e uno sguardo al sopracitato Hassell. In fondo, non serve altro per attecchire. 
Vocazione spirituale, invece, per la magnifica “Telahumo”, con i suoi momenti irrisolti tra cielo e terra, manie new age e isolamenti elettroacustici. Progressive electronic di pregevole fattura, restringendo il campo. Ma ricalibrata con lo sguardo del manipolatore contemporaneo, come nella conclusiva “Telallás”: 13 minuti di xilofoni compressi, frequenze distorte, arpe campionate e tamburelli elettronici.

Senza perdersi in chiacchere, “Telas” intensifica al meglio l’ambizione di scalare figurativamente l’incontaminato Buthan. Un cammino personale ancora lungo? Lo scopriremo in futuro. Al momento, non rimane che “accontentarsi” di un capitolo decisamente riuscito del nuovo diario di bordo di Nicolas Jaar.

18/09/2020

Tracklist

  1. Telahora
  2. Telencima
  3. Telahumo
  4. Telallás

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