La no-wave di Lydia Lunch (“Moon”), l’art rock dei Talking Heads (“Cities”), tanto in voga di questi tempi, la Patti Smith dei primi quattro dischi (“Disposable”), il glam danzereccio dei Roxy Music periodo “Love Is The Drug” (“Underneath”), le stranianti fusioni fra Madonna e Kim Gordon (“See You When I Want To”), il proto-disco-synth-pop in levare (“My Head”), il sensuale disimpegno di Debbie Harry (“Compromised”), il Bowie di “Fashion” (“Hesitation”). Queste sono soltanto alcune fra le molteplici influenze, riconducibili a matrici anche piuttosto diverse fra loro, che caratterizzano l’ascolto di “Gentle Grip”, il primo album diffuso dai Public Practice, a un anno e mezzo di distanza dall’Ep d’esordio “Distance Is A Mirror”.
Guarda caso un’altra ventata d’aria fresca spuntata fuori da quell’instancabile laboratorio musicale che si chiama Brooklyn, sempre pronto ad attingere dal passato per disegnare ipotesi di futuro, guardando in questo caso non soltanto alla storia della new wave (di ambo le sponde dell’Atlantico), ma spingendosi a inglobare i luminosi lustrini e le mirror ball dello Studio 54. La bionda cantante si ispira apertamente a Blondie, si chiama Sam York, e si candida a diventare uno dei più credibili prossimi sex-symbol musicali di area alternative. Vince McClelland si occupa invece di tutte le chitarre e ha attrezzato un home studio per sperimentare con il resto della band (gli altri sono la bassista Drew Citron e il batterista Scott Rosenthal) tutti i suoni necessari, senza lo stress di uno studio di registrazione in affitto.
I Public Practice si piazzano così nel bel mezzo della nuova onda che, col vento a favore soffiato da Trump e Brexit, sta congiungendo Londra, Dublino e New York. Si è ormai consolidata una nuova era, come spesso accade al passaggio fra decenni, nella quale “Gentle Grip” si posiziona come un puzzle multicolor, frullando assieme disco e punk. Un lavoro che fornisce un autorevole riassunto delle capacità multistilistiche di una band che ha al proprio interno le personalità (e le capacità) giuste per imporsi ben oltre il giardino del circuito indipendente. Con in più il bonus di saper scrivere una potenziale hit. Un’attitudine che non tutti possono – e vogliono – avere.
13/06/2020