I'm not looking for trouble, I'm looking for love
I'm looking for love
Will you let me in your hard heart?
Let me in your hard heart, let me in your pub
Formula semplice, efficiente e imbevuta di spontanea e grezza energia, quella con cui gli australiani Amyl and the Sniffers si sono presentati sulle scene. Prima con una serie di Ep autoprodotti (“Giddy Up” del 2016 e “Big Attraction” dell'anno successivo) e poi con l'album di debutto omonimo del 2019. Brani sui due minuti, micidiali come pallottole di un cecchino ma esplosivi come bombe, tra Ramones, X-Ray Spex e Motorhead.
Formula proposta da un giovane quartetto con cuore e mente negli anni 70 (basti vedere tagli di capelli e outfit), capitanato dalla scatenata performer dagli occhi perennemente sgranati Amy Taylor (apprezzata negli ultimi mesi anche in duetto con gli “attigui” Sleaford Mods e Viagra Boys), vero ago della bilancia per le sorti – per il momento fortunate – della formazione.
Niente di nuovo, si obbietterà, ma Amyl and the Sniffers eseguono il compito a dovere. Il punk-rock trascinante di “Comfort To Me”, supervisionato alla produzione da Dan Luscombe, conserva il furore dei primi passi discografici, sia nella prova vocale della Taylor, sia nella freschezza dei ritmi, dei ritornelli, degli assoli. Canzoni nate – come per tanti dischi di questi mesi – durante il lockdown (una reclusione condivisa dai quattro musicisti/coinquilini nella loro Melbourne) e già pronte ad essere urlate sui palchi di tutto il mondo.
Tra le diciotto partorite, ne vengono scelte tredici per una mezz'ora a tutta velocità aperta dalla batteria galoppante e dal pulsare di basso di “Guided By Angels”. Per la nostra playlist salviamo i riff granitici di “Security”, l'inno “Hertz” e "No More Tears", una di fila all'altra nella scaletta: poco più di otto minuti di puro divertimento.
13/09/2021