Così il cantautore di Göteborg, a sei anni da “Vestiges & Claws” (Imperial Recordings, 2015), torna per raccontare i cambiamenti nella propria vita scegliendo ancora una volta una tessitura scarna – con chitarra classica, qualche beat e battito di mani – che diventa ricca e piena di sfumature grazie al suo fingerpicking.
VisionsNelle tredici tracce ritroviamo la voce quieta e sicura di González e le piccole storie della sua “vallata”, in cui per la prima volta adopera la lingua dei genitori, lo spagnolo di area argentina (da “El Inviento”, in apertura), ma non dimentica di riconnettersi con la lingua-madre (“En stund pâ jorden”). Se vi aspettate un album di ballate confidenziali, brani come “Head On” e “Valle Local” vi invitano invece a danzare, inneggiando gioiosamente alla vita.
Trying to make sense of the now
Trying to make sense of the past
To show us how
Un ritorno alle origini del proprio linguaggio e alle proprie radici, anche nelle ritmiche che riprendono gli stilemi di diversi generi sudamericani (“Swing”, “Tjomme”). Un ritorno anche al proprio repertorio, con una rivisitazione scarnificata di “Line Of Fire” dei suoi Junip, brano che compare nella serie “Breaking Bad” (2008-2013). Il tutto per presentarsi e presentare il mondo alla figlia Laura. “Lilla G” sembra infatti scritta per lei, riecheggiando anche le musiche de “Il Re Leone” (1994) di Elton John.
Difficile resistere al calore del songwriting di González, all’intimità e ai brani di vita sussurrati e accompagni da cori leggeri (“The Void”, “Honey Honey”) così in sintonia col cantautorato di Nick Drake. Il disco trattiene e sprigiona un corollario di emozioni così concreto, quasi tattile, ottimizzando i pochi elementi timbrici in campo. Ascoltando parrebbe semplice scrivere una (bella) canzone: potere del buon cantautorato.
Visions
Look at the magic of reality
While accepting with all honesty
That we can't know for sure what's next
No we can't know for sure what's next
But that we're in this together
We are here together
(04/11/2021)