Onore al merito. È difficile svettare nel filone soft/loud inaugurato da Godspeed You! Black Emperor, Mogwai ed Explosions In The Sky, un genere che propone decine di uscite all’anno che faticano a imporsi al di fuori della pur nutrita cerchia di appassionati. Ma i nordirlandesi And So I Watch You From Afar meritano un’attenzione più ampia. In un terreno dove scovare aree poco battute o giocare in modo personale le carte già collaudate richiede grande abilità, il quartetto giunto al sesto album riesce in entrambe le imprese. “Jettison” è un lavoro ricco e coinvolgente, che unisce energia e delicatezza a una visione melodica di grande impatto evocativo.
E dire che facevano math. Con creatività, s’intende: non scimmiottando i Don Caballero e i loro diretti discendenti, ma — fin dai primi album — andando alle radici della spigolosità pescando temi celtici e bordate zeppeliniane. La passione per l’elemento tradizionale è rimasta, ma nel tempo lo stile si è evoluto, intensificando le componenti atmosferiche che già agli esordi avvicinavano la loro formula alle band del “post-rock emotivo”. In quest’ultimo “Jettison”, lunga suite in nove parti, la formula si espande ulteriormente integrando partiture per archi eseguite dall’Arco String Quartet di Belfast.
La musica di “Jettison” è, come nei migliori classici del genere, un flusso di temi in cui le costruzioni sono sempre al servizio delle virtù paesaggistiche e narrative. Saliscendi e burrasche, ma soprattutto squarci luminosi e viste dall’alto, in un time-lapse avvolgente di sensazioni che sfocia spesso in grandeur ma mai in pomposità.
L’ingresso dell’elemento sinfonico amplia la gamma dinamica, e anche il ricorso a sezioni spoken word, recitate da Emma Ruth Rundle dei Red Sparowes e Neil Fallon dei Clutch. Vertici di intensità sono le sezioni più dense a livello di riff e melodie, in cui il gruppo mette in gioco le sue abilità matematiche e fa sentire il legame con le proprie radici territoriali: gli incastri stop’n’go di “III Lung”, le danze di “IV In Air”, la combinazione delle due nell’esplosione finale “VIII Jettison”. Ma la forza dell’album sta, più che nei singoli momenti, nel trasporto generato dall’intero arco compositivo, che conquista alle prime battute e lascia solo al termine dei suoi quaranta minuti circa di ottovolante atmosferico.
Accompagnata dall’incisione delle sole parti per archi, la pubblicazione di “Jettison” è stata accolta positivamente dalla stampa irlandese e dalle testate di area progressive rock. La coda lunga della pandemia ha costretto la formazione a cancellare le numerose date (nessuna delle quali italiana) del previsto tour britannico ed europeo, ma è stata annunciata la sua presenza al Bigfoot Festival di Bucks (non distante da Londra) e al Resurrection Fest di Viveiro, in Spagna, entrambi a giugno. Chissà che non si aggiungano anche altri appuntamenti. L'ascolto dal vivo aggiungerebbe senz'altro molto a musica che, già così, è fra il meglio uscito nel settore da un po' di tempo a questa parte.
11/04/2022